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Il flop di Rai 1 diventa un caso politico

Lo speciale sulla Turchia si apre con un'intervista al premier sulla manovra: share al 7% e nel mirino finiscono i vertici di viale Mazzini: "Grazie servilismo"

Carlantonio Solimene
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Mettiamola così: uno share al 7% per una prima serata di Rai 1 farebbe già molto rumore anche se si trattasse di un programma «innocuo». Se poi a collezionare il record negativo è uno speciale realizzato dal Tg1 sulla guerra della Turchia ai Curdi aperto da un'intervista di mezz'ora del premier Giuseppe Conte sulla manovra, allora la materia diventa incandescente. «Ieri sera (mercoledì, ndr) è andata in onda una pessima pagina di servizio pubblico» si sfoga il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi, segretario della Commissione di Vigilanza Rai, «uno spreco senza precedenti dei soldi degli italiani insieme all'umiliazione del Governo e della figura del presidente del Consiglio, con la realizzazione di una trasmissione che ha portato la prima rete al minimo storico di ascolti del 7% di share». «Dopo un episodio del genere - conclude Anzaldi - in qualsiasi altra azienda il direttore di rete rassegnerebbe immediatamente le dimissioni». Maurizio Gasparri, già ministro delle Telecomunicazioni, era stato profetico. Già nel pomeriggio di giovedì aveva previsto: «Cantilena di regime del Tg1 in ginocchio da GiuseppeConte, domani vedi che ascolti...» aveva ironizzato su Twitter. Poi, chiaramente, è tornato sull'argomento dopo aver visto i dati di share: «Chiedo al ministro (dell'Economia, ndr) di sapere qual è il danno economico subìto dalla Rai - insiste Gasparri - chi abbia dato questo ordine, probabilmente l'Amministratore Delegato e il direttore del Tg1, se così si intenda sabotare Rai Uno che, invece, nelle altre serate ha ottenuto ben altri e più lusinghieri risultati. Chi ha fatto quella scelta, non soltanto ha messo il servizio pubblico a disposizione, come un tappetino, di una propaganda unilaterale, ma lo ha fatto con modalità professionalmente censurabili, visto il risultato. Bisogna rimuovere qualcuno, ma certo più nell'ambito giornalistico che in altri ambiti». Anche Alessandro Morelli della Lega è impietoso: «Oltre all'assenza di contraddittorio che ha ucciso l'interesse per il monologo sintomo di servilismo la scarsa credibilità delle bugie profuse ha danneggiato gli ascolti della Rai. La curva degli ascolti è impietosa e segna un tracollo di Tg1 e Ad azienda, danneggiando la rete costretta a subire il film Luce pro governo». Chiaramente il flop diventa l'occasione per la politica di regolare qualche conto in sospeso. E se Anzaldi mette nel mirino la direttrice di rete Teresa De Santis, dal centrodestra si sussurra che l'improvvisa ospitata del premier sia stata concordata dall'ad Fabrizio Salini direttamente con il direttore del Tg1, Giuseppe Carboni. Resta, in ogni caso, la curiosa scelta giornalistica di aprire uno speciale sull'azione militare di Erdogan (peraltro organizzato in colpevole ritardo, visto che il conflitto era cominciato una settimana prima) con un'intervista di 35 minuti al premier, 31 dei quali dedicati ad argomenti diversi da quelli oggetto dello speciale. Dalla manovra all'Europa, passando per la «straordinaria accoglienza» ricevuta da Conte a Italia 5 Stelle. Con l'effetto paradossale di avere il presidente del Consiglio che parlava di economia, lavoro, incentivi, Pil, con sullo sfondo i maxischermi alle sue spalle che trasmettevano immagini di palazzi sventrati dai bombardamenti e profughi in cammino verso una difficile salvezza. L'effetto sullo share, come detto, è stato drammatico. Se contrastare «Amici Celebrities» (18,5%) e il «Rocco Schiavone» di Marco Giallini (11,6%) non era facile, lo speciale condotto da Francesco Giorgino le ha prese pure da «Chi l'ha visto?» (10,1%), un titolo mai così profetico in questo caso... Se, insomma, la Rai e Palazzo Chigi speravano in qualche modo di bissare il successone del confronto Renzi-Salvini (25%, meglio della Nazionale di calcio che li aveva preveduti), qualcuno ha sbagliato i suoi calcoli. E ha ottenuto l'effetto contrario.

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