Il monito di Mattarella sui migranti: "L'Europa agisca o sarà travolta"
Il presidente della Repubblica invita a rafforzare l'accordo di Malta
Gestione dei flussi e accoglienza dei migranti su cui l'Unione deve "costruire strumenti adeguati e comuni; non la rimozione del problema o il tirarsene fuori perché questo esporrebbe l'Europa nei prossimi decenni a essere travolta dal fenomeno". Si riunisce ad Atene il 15esimo vertice informale dei Capi di Stato non esecutivi del Gruppo Arraiolos e Sergio Mattarella, di fronte ai 12 Paesi che ne fanno parte, lancia il suo monito all'Europa: "Occorre una gestione sostenibile, certamente, ma che sia una gestione comune, che abbia la capacità di affrontare e governare il fenomeno. Il fenomeno va affrontato per governarlo, perché se non viene governato diventerà una condizione che travolgerà qualunque equilibrio nel nostro continente". L'accordo di Malta ha visto sicuramente un'accelerazione, ma ancora si tratta di un "embrione" che dovrà crescere grazie a una ratifica dei paesi membri, considerando le numerose 'ostilità' che sul tema della ridistribuzione sono ormai note. È per questo che il capo dello Stato va dritto al cuore del problema chiedendo un meccanismo "che attribuisca all'Unione europea il compito dei rimpatri di chi non merita asilo - perché nessun Paese singolo è in condizione di farlo in maniera davvero efficace -, che preveda una ripartizione degli arrivi in maniera da poter gestire tutti, in maniera collaborativa, un fenomeno di questa portata". Insomma, i passi in avanti fatti durante il vertice dei ministri dell'Interno di Lussemburgo dello scorso 8 ottobre non sono ancora abbastanza perché "senza una assunzione complessiva della gestione di queste politiche, nessuno potrà risolvere il problema ma tutti ne avremo conseguenze negative". Serve evidentemente un colpo di reni dell'Europa che abbracci tutti i fronti, proprio come è stato scritto nell'appello di Atene, firmato dai 13 paesi del gruppo Arraiolos (Bulgaria, Croazia, Estonia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Ungheria, Lettonia, Malta, Polonia, Portogallo, Slovenia): "Bisogna resistere al ritorno a un'Europa in cui i Paesi non siano più partner uguali ma rivali, poiché costituirebbe un arretramento verso ristretti interessi contrastanti, contrario a un futuro condiviso e sostenibile su di un pianeta divenuto fragile". "Abbiamo quindi bisogno di una Unione Europea forte e inclusiva - chiedono i presidenti - un'Unione con istituzioni comuni e condivise, un'Unione che riesamina costantemente con occhio critico il proprio lavoro ed è in grado di riformarsi, un'Unione costruita sui suoi cittadini e Stati membri quale propria base vitale".