Via alle grandi manovre per cambiare la legge elettorale
Dopo il taglio dei parlamentari si ragiona su come modificare il Rosatellum. Tra le ipotesi modello spagnolo o doppio turno di coalizione
Il modello spagnolo, cioè, di fatto, un proporzionale «molto corretto» che grazie a un sistema di piccole circoscrizioni (senza recupero dei resti) premia i partiti più grandi o le forze che si aggregano pur garantendo la rappresentanza dei piccoli. Oppure un doppio turno nazionale di coalizione, analogo a quello in vigore per i Comuni sopra i 15mila abitanti, sistema che privilegia le aggregazioni e che quindi potrebbe avere una soglia di sbarramento più bassa. In alternativa, se i distinguo e le eccezioni dovessero invece farla da padrone, l'exit strategy di un sistema proporzionale, che privilegia invece la competizione tra gruppi, corretto però da una soglia di sbarramento alta (sgradita dai piccoli partiti). Dopo aver ridotto il numero dei parlamentari, la maggioranza giallorossa apre la partita della legge elettorale. Ed evidentemente, tecnicismi a parte, è una partita tutta politica. I Dem sono alle prese con le simulazioni del nuovo schema, che prevede 200 senatori e 400 deputati. Giovedì il vicesegretario Orlando e i capigruppo si vedranno per «iniziare un lavoro istruttorio» e capire come andare avanti nel percorso delle riforme. Tra gli alleati, viene spiegato, non ci sono grosse difficoltà. Lunedì sera a cena, nel loro secondo faccia a faccia, Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti si sono detti concordi su due principi di fondo: nel merito, va evitata la frammentazione delle forze in campo; nel metodo, la legge elettorale non deve diventare un tormentone, «perché - è il ragionamento - non è la riforma del Rosatellum che preoccupa gli italiani. A partire da queste premesse, l'accordo dovrà quindi trovarsi a livello parlamentare. Ufficialmente il discorso sul sistema elettorale non è ancora iniziato, tanto che Italia viva preferisce non scoprire le carte su eventuali preferenze. Chiede a gran voce il proporzionale, invece, Liberi e uguali. «Si riducono i parlamentari, bisogna garantire la rappresentanza. Una questione decisiva con cui non si può scherzare», mette in chiaro Fratoianni. Il tutto, aspettando il primo test sulla nuova maggioranza, che si concretizzerà con il voto in Umbria il prossimo 27 ottobre. Anche di questo hanno parlato il capo politico M5S e il segretario Dem. Le speranze in Umbria, la possibilità di replicare lo stesso schema anche in Calabria (dove però - in realtà - il Pd ha ancora la "grana" Oliverio da risolvere, con l'ex governatore che non intende farsi da parte) e, perché no, anche il "sogno" Veneto. Intanto pure Matteo Salvini prova a giocare, a suo modo, la partita riforme. Domani presenterà in Cassazione due proposte di legge: una per il presidenzialismo e una per una legge elettorale maggioritaria. La sfida sulle regole del gioco, insomma, è iniziata.