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Il taglio degli eletti? Uno spot che aiuta soltanto i 5 stelle

Il premier Giuseppe Conte

Andrea Amata
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Il taglio di 345 parlamentari è un provvedimento spot per sfamare l'antipolitica, saziandola di una sostanza simbolica che appaga un bisogno emotivo. Oggi fare politica significa confrontarsi con problemi complessi che richiedono competenze, eppure si rincorre la banalizzazione e l'autofustigazione per potersi accreditare al pubblico. La riduzione drastica dei parlamentari, decontestualizzata da una riforma complessiva sul funzionamento delle Camere, rappresenta un depotenziamento della rappresentanza democratica con deputati e senatori eletti in circoscrizioni dilatate che sottraggono l'eletto alla riconoscibilità di un territorio omogeneo. Per di più, il provvedimento di recisione della rappresentanza, tanto sbandierato dal Movimento 5 Stelle come conquista di frugalità istituzionale, non comporta rilevanti risparmi con un irrisorio 4% di economia di spesa rispetto al bilancio delle Camere e un impercettibile 0,006% sulla spesa pubblica complessiva. L'Osservatorio dei Conti Pubblici ha infatti ridimensionato i numeri divulgati dai Cinque Stelle a supporto della ghigliottina antipolitica sui componenti degli organi legislativi. La democrazia ha un costo, come tutti i regimi liberali, e gestirla con un criterio di contabilità aziendale è quantomeno inopportuno. Efficientare il funzionamento democratico è un'esigenza inderogabile per migliorarne il rendimento, ma privilegiare l'approccio quantitativo in assenza di una riorganizzazione qualitativa è pura miopia. Subordinare l'approvazione del taglio dei deputati alla visione antiparlamentare dei Cinque Stelle significa cedere alla versione azzardata e contraffatta della democrazia diretta in salsa grillina. Inseguire Di Maio sul terreno della demagogia è controproducente perché andrebbe svuotato il serbatoio del populismo facilone che propone soluzioni semplicistiche a problemi strutturali. Oltre al fattore psicologico, che è subentrato nel favorire la volontà amputativa sui componenti delle Camere, quale interesse materiale si tutela e quale miglioramento razionale nel funzionamento legislativo si può attribuire al provvedimento in esame senza una contestuale riforma della Costituzione che introduca il bicameralismo imperfetto e l'elezione diretta del vertice politico delle istituzioni? Neppure uno! Di Maio sostiene che coloro che si oppongono al taglio dei parlamentari «hanno scelto le poltrone al cambiamento», ma in verità chi ha rinunciato al cambiamento, alleandosi con il Pd, per conservare la poltrona è proprio il Capo politico deI Movimento. I partiti se si lasciano ipnotizzare dalla narrazione esautorante degli hooligans della politica, che li priva di autorevolezza e ne tratteggia la depravazione etica, si consegnano all'autodistruzione. Per implementare «rapidità» ed «efficacia» nel lavoro del Parlamento occorre intervenire sui meccanismi istituzionali e incidere sui regolamenti parlamentari, mentre la riduzione dei parlamentari non agisce sulle performance del sistema ma si limita ad un effetto placebo, somministrando una terapia priva di principi curativi con il paziente democratico che, peraltro, non ripone fiducia in tale intervento.

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