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Allarme criminali stranieri. Arriva il decreto

Di Maio assicura che si passerà dai 2 anni ai 4 mesi di attesa

Francesca Mariani
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Arriva il decreto sui rimpatri «sicuri». Il testo non è ancora noto, ma l'obiettivo è accelerare i tempi per decidere se un immigrato può restare o meno sul territorio nazionale. E arriva in un momento in cui c'è una lievitazione dei reati commessi dagli stranieri, il 32 per cento del totale su un popolazione non italiana del 12%, come ha affermato il capo della Polizia Franco Gabrielli. «Firmiamo il decreto interministeriale che ci consente di portare, per una serie di Paesi, le procedure per stabilire se un migrante può stare in Italia oppure no», ha annunciato ieri il ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio. «Fino ad oggi se ci sono persone che fanno richieste di asilo, e ci sono tutti i ricorsi, quindi anche se vogliamo rimpatriarli non possiamo farlo perchè c'è una procedura in corso. Adesso dall'aspettare due anni, possiamo aspettare circa 4 mesi, e, se l'esito è negativo, quindi queste persone non possono stare in Italia, allora possiamo avviare subito il meccanismo dei rimpatri», ha aggiunto Di Maio. I paesi «sicuri» nella lista sono: Algeria, Marocco, Tunisia, Albania, Bosnia-Erzegovina, Capoverde, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Senegal, Serbia, Ucraina. «Su 7.117 arrivi in Italia nel 2019 oltre un terzo appartiene a questi Paesi», ha proseguito Di Maio. E il ministro ha aggiunto: «Noi al ministero degli Esteri vogliamo agire sulla cooperazione allo sviluppo come leva per far si che dai quei paesi non si porta più». Per Di Maio, infatti, «il fenomeno migratorio non si gestisce solo in emergenza, ma lavorando soprattutto sul Paese di origine. Lo step importante è fermare le partenze con politiche di cooperazione e sviluppo. Il messaggio che deve arrivare è che se non hai diritto a stare qui c'è il sistema dei rimpatri e poi c'è tutta l'operazione di diplomazia che deve portare a stabilizzare la Libia. Nella prossima legge di bilancio vogliamo potenziare il fondo rimpatri»,ha assicurato il titolare della Farnesina. Anche il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese ha sottolineato che «il problema dell'immigrazione è un problema complesso, strutturale. Nessuno di noi ha la bacchetta magica dicendo che nel giro di un mese il problema si risolve. Ve lo dice - ha aggiunto - una persona che è stato prefetto. Sicuramente questo provvedimento può essere utile. Uno, due o tre mesi per i rimpatri? Non ho le prove. Posso dire che inciderà sui tempi conclusivi. Dobbiamo parlare con gli altri Stati, dovremmo riparlarne fra sei mesi. In prospettiva, ci sarà una riduzione dei tempi». Per il capo della polizia, «oggi abbiamo un problema in questo paese: che non c'è una modalità di acceso lecito e tutto questo produce quelle forme di illegalità che sono inevitabili», ha spiegato Franco Gabrielli intervenendo al Festival delle Città a Roma.«I dati sulla criminalità sono incontrovertibili, da 10 anni c'è un trend in calo complessivo dei reati. Ma c'è anche, negli ultimi anni, un aumento degli stranieri coinvolti tra arrestati e denunciati, questo è inequivoco: nel 2016, su 893mila persone denunciate e arrestate, avevamo il 29,2% degli stranieri coinvolti; nel 2017 la percentuale è salita al 29,8%, nel 2018 al 32% e in questo 2019 che sta quasi finendo il trend è lo stesso, siamo quasi al 32%. Tenendo conto che gli stranieri nel nostro paese, sono il 12%, tra legali e non - ha concluso - questo dà la misura del problema. Fino a che il nostro Paese continuerà a gestire questo fenomeno nell'ambivalenza di un approccio "vogliamoci bene, tengo famiglia" e non in un approccio che abbia una prospettiva strutturale, credo che continueremo ad alimentare una percezione di insicurezza nei territori. Perché quando non intraprendi percorsi di integrazione è ovvio che poi lasci il problema appeso». Poi, «c'è un tema di rimpatri. Anche qui usciamo fuori dagli equivoci: c'è un numero significativo di persone che devono essere rimpatriate, al di là di ogni approccio buonista. Ma i rimpatri si fanno se ci sono forti e strutturati accordi con i paesi di origine». Gabrielli, infine, ha precisato di essere contrario alle multe alle Ong, «ma è sbagliato - ha concluso - dire che i due decreti sicurezza non siano del tutto corretti. Alcune cose sono positive: ad esempio, chi manifesta deve farlo pacificamente e non giudicare le forze dell'ordine come dei punching ball». 

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