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Ius culturae, Di Maio ci ripensa: "Non è priorità"

Il ministro da Massimo Giletti a "Non è L'Arena"

Silvia Sfregola
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Sullo Ius Culturae la maggioranza getta acqua sul fuoco. La ripresa dell'iter parlamentare della legge, previsto per il 3 ottobre alla Camera, è diventato un caso sia dentro che fuori dall'esecutivo giallorosso. Il tema della cittadinanza per gli stranieri rischia infatti di essere divisivo proprio all'interno della squadra appena formatasi, tanto che, per evitare che la discussione deflagri, a metterci una pezza ci pensa lo stesso relatore del provvedimento e presidente della Commissione, Giuseppe Brescia: «Giovedì riprende la discussione su una nuova legge sulla cittadinanza, ma siamo lontani dall'avere un testo base. Ora in commissione ci sono altre priorità come una nuova legge sul conflitto di interessi e il taglio del numero dei parlamentari che approveremo martedì». Insomma lo Ius Culturae, caro a una fetta del Movimento 5Stelle più spostata a sinistra, è tornato sul tavolo ma i tempi si preannunciano lunghi e i modi sono ancora tutti da definire. Tra i pentastellati il più scettico resta proprio il capopolitico, Luigi Di Maio, che senza mezzi termini intervistato a La7 ci mette una pietra sopra: « Ius Culturae non è oggi la priorità». Per il pentastellato la precedenza devono averla: «Il taglio dei parlamentari, la riforma della giustizia, la legge di bilancio. Poi da gennaio dobbiamo fare la riforma della sanità, la legge sul conflitto d'interessi, quindi un cronoprogramma da realizzare». Anche nel Partito democratico non sono poche le riserve. Ad aprire il vaso di Pandora è Alessia Morani, esponente del Pd (ancora molto vicina a Matteo Renzi) e sottosegretaria al Mise. «Scrivo questo post con la consapevolezza che attirerò molte critiche ma anche con la convinzione di interpretare il »sentiment« della maggioranza delle persone che guardano con simpatia al nostro governo - dice Morani - Premetto che lo ius culturae è un principio sacrosanto ed una legge di grande civiltà ma riprendere ORA il dibattito sull'approvazione di questo provvedimento è un errore». Per la deputata Dem bisogna prima dimostrare «che c'è un modo efficace e diverso da quello di Salvini di governare i flussi migratori e di fare sul serio politiche di integrazione. Il paese è profondamente diviso sul tema dell'immigrazione e non basterà approvare una legge sullo ius culturae per eliminare le tossine del razzismo inoculate da Salvini». Per questo Ius Culturae, secondo Morani, deve essere rimandato al prossimo giugno perché «ORA non sarebbe compreso». Un vero e proprio stop, insomma, dettato sia sulla necessità di concetrarsi sulla vera priorità del momento, la manovra, sia sulla consapevolezza che i due gruppi maggioritari del governo, sulla cittadinanza non hanno le idee chiare. Chi invece le ha è il centrodestra con Giorgia Meloni, che tuona: «Il Governo più anti-italiano della storia ha deciso di svendere la cittadinanza italiana. PD e M5S sono pronti a far passare la legge Boldrini che aprirà le porte allo Ius Soli». Fratelli d'Italia, annuncia la presidente, «giovedì, dalle ore 12.00, sarà a piazza Montecitorio per permettere a tutti di firmare per chiedere al Presidente della Repubblica di fermare questo scempio. Saremo presenti poi il prossimo fine-settimana in tutte le città italiane. La cittadinanza non si regala». Anche la Lega alza le barricate: «Si dice Ius culturae, ma in realtà si tratta del vecchio ius soli. Ma la cittadinanza uno straniero non deve riceverla in regalo, deve guadagnarsela. La ottiene quando decide che l'Italia sarà il suo Paese e condivide i nostri valori» dice Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato. Sulla stessa linea, Maurizio Gasparri. senatore di Fi: «È una follia regalare la cittadinanza italiana con norme ancora più permissive di quelle in vigore. Non solo lo Ius soli mascherato da Ius culturae non deve passare, ma bisogna rivedere in senso restrittivo le norme vigenti».

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