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Sabrina Ferilli su Bibbiano: la politica non funziona come dovrebbe

Sabrina Ferilli

Alessio Buzzelli
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“La vicenda degli affidi, esplosa con il caso Bibbiano, è un chiaro esempio di come, ultimamente, la politica italiana non funzioni come dovrebbe”. Con queste eloquenti parole Sabrina Ferilli ha esordito durante la presentazione del libro “Bibbiano e dintorni. Bambini strappati alle famiglie: uno scandalo annunciato, un cinico business da fermare” (Paesi Edizioni), scritto dal giornalista Maurizio Tortorella e presentato ieri nel Bookstore Mondadori di Piazza Cola di Rienzo, cui ha partecipato anche Francesco Morcavallo, ex Giudice del Tribunale Minori di Bologna. L'attrice romana si è dimostrata particolarmente sensibile - determinata nelle sue opinioni - sul tema affidi, anche perché nella primavera scorsa ha interpretato il ruolo di protagonista ne “L'amore strappato”, fiction Mediaset andata in onda su Canale 5 e ispirata a libro “Rapita dalla giustizia” (Rizzoli) scritto dallo stesso Maurizio Tortorella. Un libro tratto da una storia drammaticamente vera, quella di Angela Lucanto, una bambina che a soli sette anni è stata sottratta alla sua famiglia, grazie a un incredibile errore giudiziario, per un periodo di undici anni. “La questione degli affidi  è, nella sua drammacità, una faccenda molto delicata – ha sottolineato la Ferilli. In molti hanno sbagliato, vuoi per motivi economici, vuoi per motivi ideologici. E chi ha sbagliato è giusto che paghi. Ma, proprio per questo, è un problema che non va strumentalizzato politicamente, come purtroppo avvenuto in questi mesi: in questi casi il colore politico non c'entra nulla, perché è una questione che riguarda tutti, in ogni parte del Paese, come il libro di Tortorella racconta”. Dovrebbe essere la politica nel suo complesso, e in maniera trasversale, che secondo l'attrice dovrebbe risolvere il problema, senza però dividersi in partigianerie opportunistiche: “è arrivato il momento di smettere di politicizzare tutto – ha ribadito – come sempre succede in Italia. Questa è un'anomalia tutta nostra, un'anomalia che non fa altro che complicare le cose. Per risolvere situazioni delicate come quella del sistema dell'assistenza sociale bisogna unirsi quanto più possibile, a cominciare dalla politica, fino alla società civile, mettendo da parte divisioni nocive”. “Bibbiano e dintorni” è un libro-verità sullo scandalo affidi che, partito dalla Val d'Enza, racconta -prendendo le mosse dall'inchiesta “Angeli e Demoni” della Procura di Reggio Emilia, emersa alla fine dello scorso giugno con 17 tra amministratori locali del Comune di Bibbiano, assistenti sociali e psicologi indagati e/o arrestati in base a gravi ipotesi di reato – vuole essere un grido d'allarme sul sospetto che gli affidi facili possano nascondere un business vergognoso. Perché è vero che l'inchiesta giudiziaria è ancora nella fase preliminare, ma non è certo la prima volta che si scopre che, dietro al fenomeno degli allontanamenti di minori dalle loro famiglie (circa 50mila minori, più altri 100mila mantenuti all'interno delle famiglie d'origine e affidati ai servizi sociali), si nascondono conflitti d'interesse e interessi economici. I numeri sono imponenti: si stima che l'intero settore abbia un fatturato annuo di almeno 4,5 miliardi di euro. Per ogni bambino collocato in una casa famiglia, gli enti locali versano da 70 a 400 euro al giorno alle oltre 3mila strutture d'accoglienza, che dal 2007 sono tutte private, e in maggior parte cooperative e onlus.

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