Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Botte da Orban: "Governo anti-popolo"

Il premier ungherese attacca l'esecutivo rosso-giallo. Platea in visibilio, ma Pd e grillini hanno pure il coraggio di fare gli offesi: "No ingerenze"

Dario Martini
  • a
  • a
  • a

«La vostra presidente in Ungheria sarebbe di centro. Io sono un più a destra di lei». Viktor Orban lo dice ridendo, ma questa battuta riferita a Giorgia Meloni spiega bene chi sia il primo ministro ungherese, vero protagonista del secondo giorno della festa di Atreju. La folla accorsa all'Isola Tiberina per sentirlo non è stata delusa: valori cristiani da difendere, la famiglia al primo posto, e la difesa dei confini dall'immigrazione sono i pilastri del credo di Orban. Le affinità con il popolo di FdI sono tante. E si vedono. La dimostrazione arriva dai cori da stadio «Orban, Orban, Orban» e dai continui applausi che lo costringono a interrompersi più di una volta mentre delinea il modello della sua Ungheria. Giorgia Meloni, che riceve in regalo un mazzo di fiori, lo definisce «un vero patriota e modello di un Europa possibile e diversa». E il pubblico gli riserva un tributo speciale, quando inizia a cantare «Avanti ragazzi di Buda», in ricordo della rivoluzione ungherese del 1956 contro l'oppressione sovietica. «È la canzone più bella sulla nostra rivoluzione, e l'avete scritta voi italiani», risponde emozionato. La presenza del premier magiaro ad Atreju finisce anche per far infuriare Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri non ha gradito le parole sul «governo italiano separato dal popolo». «Orban eviti inutili ingerenze - ha replicato - Non permetto a nessuno di giudicare o attaccare l'Italia, men che meno a chi fa il sovranista con i nostri confini. Orban non conosce il popolo italiano, parli quindi del suo popolo, se vuole, non del nostro». «Ha fatto la fotografia della realtà italiana - gli risponde la Meloni - Qualcuno consegni una cartina dell'Europa al ministro Di Maio. Siamo disposti a fare una colletta per comprargliene una, perché se la guarda scoprirà che l'Ungheria governa i confini esterni dell'Ue esattamente come l'Italia». Ma non è solo l'anima grillina del governo ad aver preso male la presenza di Orban ad Atreju. Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ci va giù duro: «Orban è un nemico dell'Italia, ragiona e agisce come tale e contro i nostri interessi. Sognava di distruggere l'Europa e, sconfitto, viene qui a dare lezioni. Torni a fare danni a casa sua». Pure Matteo Renzi coglie l'occasione per dire la sua: «La destra sovranista e nazionalista italiana fa il tifo per l'Ungheria contro di noi». Che Orban, come dice lui stesso, sia più a destra anche della Meloni forse è vero. Difficilmente in Italia si sentono frasi come quelle pronunciate ieri dal primo ministro ungherese: «Noi in Ungheria siamo per zero musulmani». Il capo del governo di Budapest non si riferisce, quindi, solo agli immigrati clandestini, ma mette nel mirino un gruppo specifico di individui che si distinguono in base alla religione. E ne va fiero, perché la costituzione ungherese, approvata il giorno di Pasqua del del 2011, si basa su «valori cristiani», e mette al primo posto «la famiglia, che deve essere formata da un uomo e da una donna». Dalla platea di Atreju gli applausi si moltiplicano. Lui sa quali tasti toccare. Come quando rivendica di infischiarsene del «politicamente corretto»: «Io posso dire queste cose perché nel mio Paese non governo in coalizione, ma da solo - spiega - E se una parte della stampa dirà "ma che discorso fascista che ha fatto Orban», un'altra parte dei media dirà "ma che discorso bellissimo che ha fatto"». Il leader di Fidesz si definisce un «combattente politico», invita i militanti di FdI a non scoraggiarsi di fronte «ai nostri avversari, ricchi, forti e ben organizzati», e ricorre ad un aforisma di Oliver Cromwell per infondere fiducia: «Confida in Dio e tieni asciutta la polvere da sparo». Al centro della narrazione di Orban resta sempre e comunque l'immigrazione: «La sinistra in tutta Europa non fa altro che importare elettori con i migranti. Con il loro arrivo diminuisce la possibilità di mantenere una maggioranza cristiana ed europea. E la sinistra lo sa. Finiranno con cedere loro la cittadinanza, ma sono musulmani e non appoggeranno mai una politica su base cristiana». Orban risponde anche a Conte, intervenuto in mattinata dallo stesso palco, il quale lo aveva accusato di non fare nulla per dare una mano all'Italia sui migranti. «Non è vero che l'Ungheria non è disposta ad aiutare - è la replica - Il nostro aiuto non può essere trasportare i migranti in Ungheria. Siamo contrari a quote di redistribuzione, ma se voi difenderete i vostri confini e deciderete di rimpatriare i profughi, noi vi aiuteremo». Se il rapporto con la Meloni è forte, Orban non dimentica nemmeno «l'amico Berlusconi». E ricorda quando in un famoso Consiglio europeo del 2011 l'allora capo del governo italiano fu l'unico a sottolineare con forza che «il bombardamento della Libia avrebbe portato tantissimi migranti in Italia». E che «uccidere chi ti ha ospitato solo sei mesi prima (Gheddafi, ndr) non sarebbe stata proprio una bella cosa».

Dai blog