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Conte mannaro fa la voce grossa. Cosa propone all'Ue per i migranti

Carlo Antini
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Flessibilità economica e maggior partecipazione sull'immigrazione. Nel corso della prima uscita internazionale come presidente del Consiglio con una nuova maggioranza, Giuseppe Conte chiarisce le priorità e le richieste dell'Italia a Bruxelles. Incontrando i vertici delle istituzioni - Ursula Von der Leyen, Donald Tusk, David Sassoli, Jean Claude Juncker e Charles Michel - il premier non nasconde la necessità dell'Italia di fare investimenti a lungo termine, possibilmente in deficit, ma promettendo un piano di crescita e rientro nel medio periodo. Sull'immigrazione, invece, oltre a una revisione del trattato di Dublino, il nuovo governo chiede sanzioni per i paesi che non parteciperanno al meccanismo della ripartizione dei migranti. Una misura che, se vincolante, potrebbe colpire il cosiddetto gruppo di Visegrad. A prescindere dalle tematiche, su cui è stata registrata «grande disponibilità», il ritorno di Conte a Bruxelles è stato accolto positivamente. «Bello vedere di nuovo il mio buon amico. Abbiamo discusso delle priorità dell'Italia in vista del prossimo Consiglio europeo di ottobre», ha twittato Donald Tusk, presidente uscente del Consiglio Europeo, anticipando di qualche ora il saluto di Jean-Claude Juncker, che a sua volta sta per lasciare la guida della Commissione Ue: «Sono contento che sia tornato». Il primo incontro di giornata è stato quello con Ursula von der Leyen, seguito da quello con Tusk. «Vorrei con l'Europa stabilire un Patto: abbiamo una stagione riformatrice che non si esaurisce in qualche mese, abbiamo bisogno di un pò di tempo, e in questo tempo vogliamo fare un Patto con l'Europa per rendere l'Italia digitalizzata, vogliamo orientare completamente il nostro sistema industriale verso la green economy, e da questo punto di vista abbiamo bisogno di un pò di tempo», ha detto Conte a margine degli incontri. Più tempo, dunque. Ma soprattutto meno pressione dall'Ue, magari già dalla prossima finanziaria. «Il nostro obiettivo è la riduzione del debito, non stiamo dicendo che non vogliamo i conti in ordine ma lo vogliamo fare attraverso una crescita ragionata e investimenti produttivi», ha chiarito il Presidente del Consiglio, sostenuto da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali. In prospettiva potrebbe essere fondamentale la flessibilità di Paolo Gentiloni, nominato commissario all'Economia, che sarà però sui temi finanziari sarà affiancato dalla vice-presidenza di Valdis Dombrovskis. Secondo Conte, però, le deleghe conferite a Gentiloni sono «aumentate» e non limitate da quelle del vicepresidente lituano. Sulle possibili modifiche al trattato di Dublino, il premier ha detto di aver riscontrato «grande disponibilità a trovare subito un accordo, ancorchè temporaneo» e da stabilizzare in seguito. All'interno di una logica di condivisione, Conte chiede che tutti i Paesi siano equamente impegnati: «In prospettiva avremo probabilmente dei Paesi che saranno riluttanti. C'è consapevolezza però che chi non parteciperà poi ne risentirà molto sul piano finanziario, in modo consistente. Se siamo in Europa tutti devono partecipare a meccanismi di ridistribuzione. Un meccanismo di solidarietà non può essere disatteso se non a grave prezzo». Un ragionamento che - anche in virtù della «consonanza» manifestata da Conte con la presidente eletta Von der Leyen - potrebbe essere esteso al sistema dei rimpatri che «dovrà essere gestito a livello europeo». Infine, a una commissione che ha promesso maggiore vicinanza ai territori, Conte ha riferito di aver chiesto «grande attenzione» per il Mezzogiorno. «Per le aree più disagiate dobbiamo creare una 'cinturà, un piano di intervento nel segno della straordinarietà», ha spiegato alla stampa.

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