voto a montecitorio
Conte bis va alla prova fiducia. Ma il rischio è il Senato
Poche ore e il Conte Bis sarà alla prova del Parlamento. Il primo step sarà alla Camera, dove non ci dovrebbero essere grossi problemi per la maggioranza che, unendo le forze di M5s, Pd e LeU, può contare già su 341 voti favorevoli. A questi si aggiungono i quattro di Civica e popolare (guidati da Beatrice Lorenzin), mentre dai tre di +Europa l’unico voto favorevole sarà quello di Bruno Tabacci. Sulla carta quindi il bottino è di 346 voti (poco lontano dai 350 incassati con gli alleati del Carroccio) ai quali si potrebbe aggiungere qualche sostegno alla spicciolata del gruppo Misto. È il Senato però il vero spauracchio del governo rossogiallo. I numeri a Palazzo Madama sono risicati per la compagine M5s-Pd, che da sola arriva a 158 e solo con l’appoggio di LeU a 162, superando di uno la maggioranza assoluta. Un rischio insomma, in quello che sarà teatro del primo scontro-incontro in aula tra i due Matteo (Renzi e Salvini) che non si sono più incrociati dalle comunicazioni di Giuseppe Conte in Senato il 20 agosto. Entrambi questa volta siederanno sugli scranni di Palazzo Madama da senatori semplici, a parti invertite però, visto che il leader leghista martedì non farà più parte della maggioranza. Renzi sì. Tornando al pallottoliere, che in questo ramo del Parlamento sarà soggetto a variabili decisive, l’asticella dei numeri potrebbe salire a favore dei rossogialli grazie all’aiuto di Riccardo Nencini (Psi), Gianclaudio Bressa e Pier Ferdinando Casini. Dal gruppo Misto inoltre è arrivato il sì alla fiducia ma «non per sempre» di Paola Nugnes e dagli ex 5Stelle si potrebbero prevedere anche i voti favorevoli di Gregorio De Falco, Maurizio Buccarella, Saverio De Bonis e Carlo Martelli. Una grossa mano potrebbero darla i quattro di Svp che hanno già dichiarato il voto di astensione: i loro voti quindi non saranno conteggiati per stabilire il quorum dei presenti. In questo caso la quota della maggioranza potrebbe arrivare a 170 (stessa quota raggiunta dal M5S e Lega), ma con il fantasma dei dissidenti pentastellati contrari all’alleanza. Per ora l’unico "no" è stato quello di Gianluigi Paragone, a cui si potrebbero aggiungere i nove paventati dalla Lega pochi giorni fa. In Senato nessuno crede che i pentastellati, benché critici nei confronti di questo secondo matrimonio di legislatura, possano addirittura arrivare a far saltare il banco. Per questo i rumors di palazzo parlano già di assenze pilotate tra le fila di Forza Italia per far abbassare il quorum della maggioranza. Ipotesi però non sostenuta dal partito. Oggi Silvio Berlusconi ha infatti lanciato un netto avviso ai naviganti: "Se qualcuno pensasse di sostenere questo governo si porrebbe fuori e contro Forza Italia".