primo scontro
Conte & Co. contro il Friuli. "Legge discriminatoria sui migranti"
Il Pd chiedeva discontinuità al nuovo governo che stava per nascere, soprattutto sulla gestione dei flussi migratori. E a giudicare dal primo atto del Consiglio dei ministri la richiesta sembra essere stata accolta dagli alleati M5S, visto che è stata impugnata la legge 9 del 2019 del Friuli Venezia Giulia, Regione amministrata dalla Lega con Massimiliano Fedriga, uno dei big della dirigenza targata Matteo Salvini. I rilievi mossi dal Cdm sono in particolare sugli articoli riservati all’immigrazione perché «talune disposizioni appaiono discriminatorie, in contrasto con i principi di cui all’articolo 3 della Costituzione e in violazione della competenza esclusiva statale nella materia». Un colpo durissimo. Entrando nel dettaglio, i commi contestati sono quelli relativi agli incentivi per le imprese che assumono, in base al fatto che i vincoli della norma prevedono che siano concessi solo a chi è residente sul territorio del Fvg da almeno 5 anni. Questo paletto taglia fuori i migranti, ma anche altri cittadini italiani residenti in altre regioni. L’altra parte contestata dal governo, poi, riguarda lo spostamento di alcune risorse, eredità della precedente amministrazione, che il Friuli voleva usare per i rimpatri volontari degli irregolari. Una misura che il Consiglio dei ministri ha giudicato in conflitto con le competenze in materia, che spettano solo allo Stato centrale. Scatenando l’ira di Fedriga: «Quello M5S-Pd è già diventato il governo dell’immigrazione selvaggia». Il governatore rincara la dose dicendo in un video su Facebook di essere «contento di dare fastidio a questi traditori che non hanno voluto far votare il popolo». Ovviamente la questione resta aperta e annuncia: «Non ci facciamo intimorire, andremo difronte alla Corte costituzionale». A dargli manforte è intervenuto anche Salvini, commentando: «Bell’esordio...la prima mossa di questo governo va in favore degli immigrati e contro gli italiani, impugnando leggi di istituzioni elette dai cittadini». Per il segretario della Lega, però, non è il solo boccone amaro da mandare giù, visto che al Viminale è arrivata Luciana Lamorgese, praticamente l’opposto del suo predecessore. Almeno sulla comunicazione. Particolari che non sono sfuggiti agli ex alleati Cinquestelle, visto il tweet inequivocabile di Paola Taverna: «Al ministero dell’Interno una donna, intransigente e ligia al dovere...senza un profilo social. E ho detto tutto». Senza contare che agli Affari regionali è arrivato il dem Francesco Boccia, che dell’Autonomia non è mai stato un "sostenitore", per usare un eufemismo. Mentre dal programma è sparita la flat tax e ha trovato posto il salario minimo con il taglio del cuneo fiscale. Un esordio rossogiallo da incubo per Salvini e la Lega.