impazza il totoministri
Uno, due o nessun vicepremier. Il Pd sgancia la bomba e Di Maio...
Uno, due o nessun vicepremier? Intorno a questa domanda sembra avvitarsi il governo ancora in gestazione. Perché la carica di secondo nel Conte 2 è ambita tanto da Luigi Di Maio quanto dal Pd che la reclama per sé in virtù del fatto che i Cinque Stelle, proprio con Conte, hanno già ottenuto di poter esprimere il presidente del Consiglio. ma nelle ultime ore si è fatto più forte il pressing su Nicola Zingaretti perché non si faccia saltare il tavolo per una casella. Prima Andrea Marcucci con una intervista su un quotidiano, poi Dario Franceschini e infine Paolo Gentiloni fanno appello alla «generosità» per andare avanti. Tradotto: non impuntiamoci sul vicepremier e facciamo nascere il governo. Un pressing interno su Nicola Zingaretti e sui dirigenti a lui più vicini che, fino all’ultimo, stanno tentando di non cedere all’ennesima richiesta del M5s. «Per una volta Beppe Grillo è stato convincente. Una sfida così importante per il futuro di tutti non si blocca per un problema di posti. Serve generosità. Per riuscire a andare avanti allora cominciamo a eliminare entrambi i posti da vicepremier», scrive Franceschini su Twitter. Pensiero condiviso sullo stesso social da Marcucci e dal presidente del Pd, Gentiloni. La mossa di Franceschini è stata meditata e concordata con il segretario dem. Un «nuovo contributo del Partito Democratico» per superare lo stallo e far decollare il governo Conte 2. Alla base della scelta, viene spiegato da fonti parlamentari, c’è il ritorno di voci insistenti circa una soluzione con il doppio vicepremier, così come era stato con il governo a trazione Lega-M5s. Uno schema sgradito al Partito democratico che vuole varare un governo il più lontano possibile dalla precedente esperienza. Ecco quindi il sacrificio messo sul tavolo delle trattative a distanza - per ora - fra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Un passo anticipato dalle parole pronunciate da alcuni dirigenti dem nelle ultime ore, specie da quelli che hanno partecipato ai tavoli con Conte. Prima Graziano Delrio e poi Andrea Marcucci, i due capigruppo del partito, hanno invitato a non fossilizzarsi sui posti a sedere nel nuovo esecutivo. Marcucci, poi, ha spiegato chiaramente che «non fallirà tutto per Luigi Di Maio. Se il problema è questo, la soluzione si trova». Ora l’attenzione si sposta sull’altro interlocutore. La domanda che si fanno nel Pd è se Luigi Di Maio accoglierà la proposta o cercherà di rilanciare?