la crisi di governo
Salvini, guarda che hai combinato
Questa mattina alle 9 e 30 il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha convocato al Quirinale Giuseppe Conte a cui sarà dato l’incarico di formare il governo rossogiallo con il contorno di gruppuscoli e responsabili vari. Riconsegnare al Pd le chiavi della stanza dei bottoni da cui avevano inutilmente deciso di estrometterlo gli elettori è dunque il principale risultato della incomprensibile crisi provocata ad inizio agosto da Matteo Salvini. E una volta rientrati e piazzati sulle poltronissime, quelli hanno intenzione di restarci a lungo. Non so se ci riusciranno perché questo governo nasce nel caos più assoluto. Però visto che il solo collante che ne ha permesso la nascita è il desiderio di conservare o conquistare le poltrone, questo sarà il motore principale anche per farlo durare. Il Pd starà già facendo le selezioni dei propri candidati da inserire nei 500 posti di comando in scadenza nelle società pubbliche entro la fine della prossima primavera. Ma in testa ha soprattutto la poltronissima del 2022, quella su cui dovrà sedere il successore di Mattarella. L’hanno sempre scelto loro negli ultimi 30 anni, e non vogliono nemmeno per scherzo un’eccezione: poche chances avrà il M5s di portare lì lo stesso Conte come immagina di fare chi in quelle fila ha costruito questa operazione politica suicida. Per la prima volta nella seconda Repubblica avrebbe invece potuto accadere qualcosa di diverso e non scontato, ma è la folle crisi di agosto provocata da Salvini ad avere bruciato ogni possibilità. Anche questo ha combinato con quel colpo di testa che ancora non abbiamo capito. Lui l’ha spiegato dicendo che non riusciva più a governare perché il M5s si era messo di traverso, bloccando ogni cosa. Ed è una giustificazione comprensibile, non fosse che dopo avere provocato il pasticcio proprio Salvini ha fatto di tutto visibilmente per tornare indietro. E ieri in una dichiarazione ufficiale al Quirinale Luigi Di Maio ha confermato per la prima volta che Salvini in extremis gli aveva offerto di riprendere l’alleanza gialloverde che aveva appena mandato gambe all’aria addirittura offrendo al capo politico del M5s la poltrona da presidente del Consiglio dei ministri. Tradotto in parole povere: Salvini ha offerto il potere di bloccare tutto proprio a chi accusava di mettergli i bastoni fra le ruote: ancora meno comprensibile. I nuovi soci che si spartiscono il potere hanno raccontato la favoletta di volere un governo di svolta e di prepararsi di corsa a farlo anche per evitare all’Italia il dramma dell’aumento dell’Iva. Come si è visto fra loro non hanno discusso nemmeno un secondo di questo, ma di chi faceva o meno il vicepremier e a chi dare la poltrona degli Interni o quella della Difesa. L’emergenza Iva non c’è, e la legge di bilancio non sarà frutto della nuova alleanza, se non per qualche ritocco in extremis: decreti e coperure per non fare scattare il rincaro della tassa sui consumi sono già stati scritti al ministero dell’Economia, e anche la griglia della legge di bilancio per il 2020 è già pronta, perché non si può buttare giù in quindici giorni. Non si inserirà la flat tax della Lega - che era ipotizzata in deficit - e si accetteranno i vincoli di Bruxelles: non è quindi la manovra la preoccupazione dei rossogialli. Quel che preme loro è invece scrivere al volo una legge elettorale proporzionale che tagli le ali a Salvini e al centrodestra, rendendoli politicamente ininfluenti nei prossimi anni. Così potranno restare sempre senza interruzione alcuna nella stanza dei bottoni anche forze politiche bastonate dagli elettori, ma necessarie per fare ottenere una maggioranza ai vincitori. Il Pd che senza turbamenti lo ha fatto usando come ruota di scorta una volta Silvio Berlusconi, ora gli odiatissimi grillini, non si leverà più di lì trasformandosi in poltrona vivente ancora più di oggi. Ormai quella - la poltrona - è il suo vero Dna: basta vedere in questi giorni come grazie a lei si siano ricomposti alla velocità della luce correnti interne e maldipancia, con la sola lodevole eccezione di Carlo Calenda, che politico non è e viene un po’ dalla luna. La prima vittima della strambata estiva di Salvini è dunque lui stesso, che aveva l’Italia nelle mani e se l’è fatta sfuggire in modo così ingenuo. Ma lo è anche chi sperava in quel cambiamento che aveva dato il nome all’esecutivo nato il primo giugno 2018. Non ci sarà più.