le consultazioni
Conte incaricato premier avvia i colloqui
Un discorso da insediamento, più che una breve dichiarazione alla stampa. Con tre cartelle tra le mani, nella Loggia d’onore del Quirinale, Giuseppe Conte si presenta come premier appena incaricato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con l’audace compito di riportare serenità al paese, dopo una crisi a tratti violenta e scoppiata tra l’incredulità anche degli esperti. Raccordare, ancora, due diverse forze politiche (M5S e Pd) e soprattutto darà un tono alla sua figura di novità, lontano da quel verde che fino a qualche giorno fa lo aveva distinto. Sarà questo il compito del premier incaricato che punta a un nuovo umanesimo e abbandona quel populista che invece aveva segnato l’avvio del governo con la Lega. Il colloquio con il capo dello Stato è durato poco meno di 40 minuti, durante il quale si è discusso delle tempistiche dei passaggi istituzionali, con il premier incaricato che ha fatto sua la necessità, più volte ribadita da Mattarella, che in questo momento bisogna «fare bene e in fretta». Il timing di questa crisi agostana, infatti, potrebbe prevedere un risalita al Quirinale tra martedì e mercoledì, con a seguire il giuramento e la fiducia alle Camera entro sabato 6 settembre. In un clima «molto istituzionale», Conte ha condiviso con il presidente della Repubblica, la volontà di svolgere infatti consultazioni approfondite anche con le opposizioni. È però con i gruppi che hanno mostrato la disponibilità ad appoggiare il governo giallorosso che si gioca la vera partita dei numeri in Parlamento. Un esecutivo solido e di ampio respiro ha bisogno infatti di non traballare alla prova dei voti, soprattutto in Senato dove la maggioranza è risicata. Per questo nella consultazioni svolte a Montecitorio, avviate subito dopo aver incontrato la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, e a pranzo il titolare di Montecitorio, Roberto Fico, Conte ha ascoltato con attenzione richieste e necessità dei gruppi minori, andando anche fuori dalla tabella di marcia. Dopo il primo giro di incontri il premier incaricato ha ricevuto il disco verde di Beatrice Lorenzin (Civica Popolare) che ha posto sul tavolo «dei contenuti sui quali attendiamo risposta». Nessuna risposta da parte di +Europa che già con Emma Bonino aveva dichiarato di non poter accettare un governo «a scatola chiusa». Pronti a sostenere il governo di svolta Liberi e Uguali e le Autonomie, diviso tra un ok incondizionato e una astensione alla prova della fiducia, che potrebbe di volta in volta trasformarsi in un voto favorevole secondo i provvedimenti all’esame del Parlamento. Un sostegno che vedrà l’ingresso di alcuni esponenti di questi partiti nella squadra di governo, molto probabilmente in quella dei sottosegretari, tranne per Liberi e Uguali, a cui potrebbe aprirsi la porta dell’Ambiente da affidare a Rossella Muroni. Domani nella sala dei Busti di Montecitorio sarà la volta dei big, con la grande assenza di Matteo Salvini. Il leader della Lega, nonché ministro dell’Interno e vicepremier uscente, non guiderà la delegazione del Carroccio, che sarà addirittura formata da due sottosegretari, Claudio Durigon e Lucia Borgonzoni. Non ci sarà neanche Giorgia Meloni, mentre Silvio Berlusconi tornerà appositamente da Arcore per incontrare il premier incaricato. L’unico leader della coalizione di centrodestra, insomma, una occasione troppo ghiotta per rinunciarvici. Il Cav che su Conte aveva sentenziato «sa fare bene il baciamano, fare finta di governare e veste molto bene», non avrà alcuna remora infatti di ribadire che questo governo «nasce da presupposti sbagliati» e che potrebbe essere «molto pericoloso». Dopo il centrodestra, il capo del governo incaricato, vedrà il Pd e i 5Stelle, entrambi guidati da Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio. Colloqui conclusivi per la fase delle consultazioni, ma fondamentali per quella fase di riflessione che Conte aprirà nei giorni a seguire per stilare il programma di governo e la squadra. «Non sarà un governo contro. Sarà un governo per il bene dei cittadini, nel segno della novità - ha detto Conte al Quirinale - È il momento del coraggio, è il momento della determinazione, è il momento di non farsi frenare». Un faro per il suo bis che dovrà sicuramente affrontare non poche ostilità e sciogliere diversi nodi. Il primo fra tutti quello del vicepremier, rivendicato da Di Maio e dallo stesso Pd. Accantonata l’ipotesi di un duo sulla scia del governo gialloverde, è molto probabile che la situazione si risolva cancellando questa figura, e rinforzando un sottosegretario alla presidenza del Consiglio che andrebbe al Pd. Ma per fare questo bisognerà convincere Luigi Di Maio, che sulla conferma a vice ha puntato il grosso della trattativa. Si tratterà infatti di un gioco forza, quella che si prospetta tra Conte e Di Maio, su cui il premier farà valere le sue capacità di mediazione e il principio che spetta a lui il compito di formare il governo e a lui la scelta di stabilire ruoli e persone. Insomma gli errori fatti 14 mesi fa non si ripeteranno, il premier ha già chiarito che questa volta non accetterà un incarico a scatola chiusa.