La linea di Zingaretti: trattativa in 5 punti
Il segretario per il Pd indica le priorità
«La partita inizia oggi». Dopo le dimissioni di Giuseppe Conte, Nicola Zingaretti entra in campo. Il segretario ottiene dalla direzione Pd mandato unanime per trattare a viso aperto con il M5S e provare a dare un Governo «di svolta» all'Italia. Il leader dem deve innanzitutto ricompattare i suoi, dopo la fuga in avanti di Renzi e il pressing dei parlamentari a lui vicini per un Governo 'ad ogni costò. Per il titolare del Nazareno non è questa la strada e lo mette subito in chiaro: «Un Governo istituzionale non è la soluzione», dice, ponendo poi dei paletti ai pentastellati che servono anche come 'clausole di salvaguardià per i suoi. Se le condizioni per un Governo di legislatura non ci sono - è il messaggio per tutti - la «via maestra» è il voto. Zingaretti mette quindi in campo una 'proposta politicà, delle precondizioni programmatiche su cinque punti chiave e inderogabili per i dem: l'impegno e l'appartenenza all'Ue per una Europa profondamente rinnovata; il pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del Parlamento; l'investimento su una diversa stagione dello sviluppo fondato sulla sostenibilità ambientale; una svolta profonda nell'organizzazione e gestione dei flussi migratori fondata sui principi di solidarietà, legalità e sicurezza; una cambio delle ricette economiche e sociali in una chiave ridistributiva e di attenzione al lavoro e all'equità sociale. È la demarcazione di una linea che serve a provare a dettare l'agenda agli interlocutori esterni al Pd e a riprendersi la scena e a toglierla a chi (vedi Matteo Renzi) , pur da 'senatore semplicè, negli ultimi giorni se la era ripresa. Il segretario boccia senza appello il patto di Governo siglato 15 mesi fa da Di Maio e Salvini: «Non dobbiamo dare vita a un nuovo 'contrattò di obiettivi separati cambiando solamente i capitoli e i sottoscrittori», mette in chiaro, chiedendo discontinuità rispetto al passato e condivisione di intenti. A partire da questi presupposti, sottolinea, è doveroso assumersi la responsabilità di verificare se una maggioranza parlamentare alternativa c'è. Se così fosse e si arrivasse alla formazione di un nuovo Governo «dobbiamo fare il miglior Governo possibile». La discontinuità riguarda sia contenuti che persone. No - dunque - a un Conte bis. In pole per la guida del Governo rimarrebbe l'ipotesi Cantone mentre il premier dimissionario dovrebbe 'accontentarsì di traslocare a Bruxelles come commissario. Ci sarebbe poi un veto su Di Maio che invece non sarebbe disposto a defilarsi, ma sono tutte condizioni - viene fatto filtrare - rivedibile con un progetto forte e serio di dialogo. Se, diversamente, il dialogo non decolasse e le condizioni programmatiche non si realizzassero, avverte però Zingaretti, «nessun pastrocchio o accordicchio temporeggiatore e subito al voto». Il partito approva all'unanimità la proposta e di fatto butta la palla nel campo pentastellato. «Ora dobbiamo attendere la risposta degli interlocutori e finora - evidenzia il segretario - non c'è stata». Il M5S, in effetti, mentre gli accordi continuano sotto banco, non fa filtrare nessuna posizione ufficiale di apertura o chiusura e si limita a ricordare di essere il gruppo con i numeri maggiori in Parlamento. Dopo aver parlato con il Capo dello Stato, è la linea pentastellata, proporremo agli altri interlocutori le nostre condizioni.