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Conte all'attacco: "Governo finito. Da Mattarella per le dimissioni"

Il giorno più lungo per l'esecutivo. Prima volano gli stracci a Palazzo Madama poi il premier da Mattarella per rimettere il mandato

Carlo Antini
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«L'azione di questo Governo qui si arresta. Mi recherò, alla fine del dibattito, dal presidente della Repubblica per rassegnare le mie dimissioni da presidente del Consiglio». Così il premier Giuseppe Conte, nella sua informativa in Aula al Senato, mette la parola fine all'esperienza di governo dopo 14 mesi. «La decisione della Lega che ha presentato la mozione di sfiducia e che ne ha chiesto la calendarizzazione, oltre dichiarazioni e comportamenti chiari e univoci, mi impongono di interrompere qui questa esperienza di governo», ha aggiunto il premier che ha sottolineato di aver chiesto di intervenire in Senato per riferire su «una crisi innescata dalle dichiarazioni del ministro dell'Interno e leader di una delle due forze maggioranza, che ha mostrato interessi personali e di partito». Per Conte «è una decisione oggettivamente grave che comporta delle conseguenze rilevanti per la vita politica ed economica del paese. Ogni partito è chiamato a operare una mediazione filtrando l'interesse di parte alla luce dell'interesse generale - ha proseguito - quando una forza politica si concentra solo su interessi di parte non si tradisce solo la nobiltà della politica ma finisce per compromettere l'interesse nazionale». Nel suo intervento in Aula, il premier è stato interrotto e contestato numerose volte dai banchi della Lega, soprattutto quando si è rivolto personalmente al ministro dell'Interno e vicepremier: «caro Matteo, ti sei assunto una grande responsabilità di fronte al Paese. Chiedi pieni poteri e ti ho sentito invocare nelle piazze un tuo sostegno, questa tua concezione mi preoccupa. Il tuo comportamento denota una scarsa sensibilità istituzionale e una grave carenza di cultura costituzionale». Una stoccata da parte di Conte anche per l'utilizzo dei simboli religiosi: «Chi ha incarichi istituzionali dovrebbe evitare di accostare in comizi politici i simboli religiosi, sono episodi di incoscienza religiosa che rischiano di offendere il sentimento di credenti e di oscurare il principio di laicità dello stato moderno». Salvini, seduto accanto al premier nel corso del discorso in aula, si è spostato poi tra i banchi della Lega e ha preso la parola: «Rifarei tutto quello che ho fatto. Sono un uomo libero e non ho paura del giudizio degli italiani, in Aula ci sono donne e uomini liberi e molti non liberi, chi ha paura del giudizio degli italiani non è una donna o un uomo libero». Salvini, rivolgendosi allo stesso Conte, ha detto: «Mi dispiace che mi ha dovuto mal sopportare per un anno, lo scopro oggi, bastava un Saviano qualsiasi per ricevere tutti questi insulti, un Travaglio, un Renzi non il presidente del Consiglio. Se il governo si è interrotto è perchè da mesi sentivo dei signor no che bloccavano tutto. Punto, e non è un attacco personale». Il leader del Carroccio riferendosi all'ipotesi che vede una futura alleanza di governo tra Pd e M5S ha aggiunto: «Come può pensare qualcuno di riportare al governo Renzi che gli italiani hanno buttato fuori dalla porta elezioni dopo elezioni? La via maestra è quella delle elezioni...volete governare con Renzi, Boschi e Lotti? Auguri e poi spiegatelo agli italiani», ha aggiunto Salvini che ha poi concluso: «Vogliamo tagliare i parlamentari e poi andare a votare? Ci siamo, se poi uno volesse metterci dentro una manovra economica e coraggiosa ci siamo». Quindi, nelle repliche in chiusura di dibattito, Conte non ha mancato di lanciare un'altra frecciata a Salvini accusandolo di mancanza di coraggio:«Non possiamo affidarci a giravolte verbali e tatticisimi, se c'è mancanza di coraggio me lo assumo io di fronte al Paese, ma serve linearità. Prendo atto che il leader della Lega, Matteo Salvini, manca di coraggio per assumersi la responsabilità dei suoi atteggiamenti. Se a Salvini manca il coraggio sul piano politico - ha aggiunto - me lo assumo io, vado dal presidente della Repubblica a rassegnare le dimissioni». E così è stato con il Quirinale che ha informato di aver ricevuto le dimissioni, invitando il Governo a occuparsi degli affari correnti e annunciando il via alle consultazioni. Il colloquio è breve, Mattarella gli chiede di curare il disbrigo degli affari correnti e nel frattempo terrà un veloce giro di consultazioni: il presidente emerito Giorgio Napolitano - che dovrebbe essere sentito telefonicamente - e i presidenti di Camera e Senato, poi i partiti, con il clou di Pd, FI, Lega e M5S giovedì entro le 17.

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