l'operazione sinistra
Pd-M5S, l'inciucio a un passo
Il padre nobile sposa il lodo Bettini, l'ex rottamatore agita le acque e il segretario riflette preoccupato. La crisi aperta da Matteo Salvini ha scoperchiato il vaso di Pandora dei sentimenti Pd, con una folta schiera di parlamentari pronta ad un governo di garanzia e il gruppo vicino a Nicola Zingaretti più propenso per il voto subito. A sparigliare le carte arriva ora l'appello di Romano Prodi; l'ex premier lancia l'idea di un governo filo-europeo, con un patto alla tedesca tra Pd, M5s e FI. In pratica, la triade di partiti che permise l'elezione di Ursula von der Leyen a Bruxelles. Un progetto di legislatura, non una formazione di breve respiro, da raggiungere tramite un accordo "completo, rigoroso, analitico". Ci sarebbe già anche il nome: la coalizione "Orsola", dal nome italianizzato della nuova presidente della Commissione Ue. "Bisogna partire dalle ragioni che hanno portato al declino del governo attuale e preparare le basi di una maggioranza costruita attorno a un progetto di lunga durata, sottoscritto in modo preciso da tutti i componenti della coalizione. E' un compito difficilissimo ma non impossibile", è il ragionamento di Prodi. Per questo motivo serve un percorso a tappe, con "due Congressi e "un Conclave". L'idea sarebbe quella di evitare strappi all'interno del Pd, ma il risiko non sembra di facilissima soluzione. Uno dei punti più complessi riguarda la figura di Matteo Renzi, che da da giorni martella sul governo "No Tax" per fermare Salvini. "Sarà la sinistra a costituzionalizzare il M5S o il M5S a grillizzare la sinistra? È il grande rischio di questa operazione", spiega l'ex premier, guardando a un governo istituzionale che coinvolga anche la banda Di Maio. Un compagine da realizzare senza di lui però, che osserva da lontano (ma non troppo) le dinamiche dem e si tiene socchiusa la strada della scissione: "Faremo ciò che serve al Paese. Voteremo la fiducia, non chiederemo neppure uno strapuntino per noi e faremo proposte concrete per mettere in sicurezza l'Italia. Poi faremo il punto alla Leopolda dal 18 ottobre". Parole troppo sibilline, che non piacciono ad un malpancista delle ultime ore come Carlo Calenda: "Renzi prende tempo per far fuori Zingaretti o farsi il suo partito, resta fuori dal Governo, fa cadere il Governo appena raggiunto uno dei due obiettivi, la scusa sara' che la sinistra si sta grillinizzando. Accetto scommesse". E intanto si avvicina l'appuntamento fondamentale, la direzione del 21 agosto, dove i dem dovranno trovare una sintesi prima di salire al Quirinale, qualora si rendessero necessarie le consultazioni. Vere e proprie forche caudine per il segretario Zingaretti, che finora ha ribadito pacatamente il suo secco no "a qualsiasi ipotesi di governo pasticciato e di corto respiro". Ora però sarà costretto ad ascoltare i suoi parlamentari e svelare chiaramente le proprie intenzioni a Sergio Mattarella dopo l'ormai più che probabile "morte" del governo gialloverde. Inizia la settimana decisiva per l'esecutivo, ma anche al Nazareno sarà difficile annoiarsi.