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Salvini, Conte, Di Maio: tutti gli scenari della crisi

Silvia Sfregola

Crisi in Parlamento. Lo vuole Matteo Salvini e lo vuole anche Giuseppe Conte, che ha sempre sottolineato la centralità delle Camere. Martedì 20 agosto ci saranno le comunicazioni del premier in aula, al Senato, sulle quali possono essere presentate delle risoluzioni da parte dei gruppi parlamentari: dal numero di dischi verdi o rossi dipende il futuro dell'inquilino di Palazzo Chigi, perché hanno valenza di fiducia o sfiducia. In questo secondo caso, Conte avrebbe due exit strategy: dimettersi dopo il dibattito parlamentare o dopo il voto contrario al suo esecutivo. Se nessun partito presentasse documenti da porre al vaglio dell'emiciclo, il premier dovrebbe andare il 21 agosto (ore 11.30) alla Camera per ripetere sostanzialmente le comunicazioni fatte al Senato. Il 22, invece, sempre a Montecitorio è stata calendarizzata la quarta e ultima lettura del disegno di legge di riforma costituzionale per il taglio del numero dei parlamentari: se passasse, dalla prossima legislatura ci sarebbero 400 deputati e 200 senatori. IN CASO DI DIMISSIONI Qualora il capo del governo rimettesse il mandato, entrerebbe in gioco Sergio Mattarella, con l'avvio delle consultazioni per verificare se esiste un'altra maggioranza che possa sorreggere un esecutivo o, in caso contrario, provvedere allo scioglimento delle Camere. Che potrebbe arrivare - con decreto del presidente della Repubblica - intorno al 26 o 27 di agosto. A quel punto il ritorno alle urne deve avvenire tra i 45 e i 70 giorni dopo lo scioglimento del Parlamento: sui calendari dei politici è già segnata in rosso la data del 27 ottobre, perché sono state convocate le elezioni regionali anticipate in Umbria. ELEZIONI ANTICIPATE Campagna elettorale dunque, voto e formazione del governo in autunno, momento delicatissimo perché segnato dalle scadenza della manovra: il 27 settembre è il termine per presentare la nota di aggiornamento al Def, il 15 ottobre c'è l'invio del documento programmatico di bilancio all'Ue, il 20 la bozza di legge di Bilancio deve arrivare in Parlamento per l'esame che deve concludersi entro il 31 dicembre. L'alternativa? L'esercizio provvisorio, con chiari paletti e vincoli di spesa.