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Sulla Tav la maggioranza va in pezzi. Bocciata mozione dei Cinque stelle

Quattro testi a favore e due contrari alla linea ad alta velocità tra Torino e Lione

Carlo Antini
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Non solo la maggioranza gialloverde si presenta divisa all'appuntamento al Senato sul voto sulle mozioni sulla Tav. Ma è il governo stesso a spaccarsi e in maniera ufficiale: quando l'esecutivo è chiamato a esprimere il proprio parere sulle mozioni, quella per il no alla Tav dei 5 stelle e le altre delle opposizioni a favore dell'opera, il viceministro all'Economia, il leghista Massimo Garavaglia, invita tutti a votare per il sì alla Torino-Lione. Subito dopo, prende la parola il sottosegretario pentastellato Vincenzo Santangelo, che invece si rimette alle decisioni dell'Aula. Due posizioni nettamente differenti che fanno subito dire alle forze di minoranza, dal Pd a Forza Italia passando per FdI, che il governo deve dimettersi, perchè non ha più la maggioranza. La spaccatura diventa ancor più evidente sui tabelloni elettronici del Senato: le lucine poste davanti ai banchi dell'esecutivo nell'emiciclo, che si accendono per rendere palese il voto, si colorano di rosso e di verde a seconda delle mozioni da votare. Ed ecco comparire il colore rosso davanti ai banchi dei ministri leghisti quando si vota la mozione M5s, mentre si accende il verde davanti alle postazioni dei ministri pentastellati. L'immagine si ripete, ma a colori invertiti, quando si votano tutte le altre mozioni a sostegno della Tav. E così, al Senato va in scena la prima vera 'crisì parlamentare dell'alleanza gialloverde, con una maggioranza alternativa composta da Lega e forze di opposizione - tranne Leu - che votano sì mentre i 5 stelle restano da soli a votare contro le mozioni pro-Tav e a favore della propria mozione. Per tutta la mattina si susseguono 'fotografiè che certificano la spaccatura netta tra i due alleati di governo: i leghisti applaudono gli interventi in Aula a favore dell'opera Torino-Lione, i pentastellati invece li criticano duramente. Poi è la volta del capogruppo leghista, Massimiliano Romeo, prendere la parola, e non fare sconti: «Chi vota contro la Tav si assume la responsabilità delle conseguenze che ci saranno nei prossimi giorni». Messaggio chiaro di avvertimento lanciato ai 5 stelle. Che replicano: nessuna conseguenza, «siamo una Repubblica parlamentare e non un premierato». Insomma, di fronte alla Lega che vuole inchiodarli al muro, perchè votando no alla Tav di fatto sfiduciano il premier Giuseppe Conte, i 5 stelle tentando i circoscrivere entro i confini del Parlamento il voto odierno. Chi non ha dubbi sulla crisi già in atto è il Pd: «Conte vada immediatamente al Quirinale, non ha più la maggioranza». Anche per Forza Italia la maggioranza M5s-Lega «non esiste più», afferma la capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini. Stessa linea per FdI.

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