La crisi non c'è più. Il rimpasto non ancora
Torna il sereno tra Di Maio e Salvini. E Conte attende dalla Lega la lista dei ministri in bilico
La crisi è (quasi) sventata. La settimana di governo gialloverde si chiude con le ostilità in pausa e non con una pace fatta. Il leader leghista, Matteo Salvini, tiene alta la tensione lanciando un duro attacco ai ministri Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta, rispettivi titolari di Mit e Difesa. Rimettendo di fatto sul piatto il rimpasto all'interno dell'esecutivo. La situazione viene definita ancora «difficile», con il capo politico del Movimento 5Stelle, Luigi Di Maio, nella posizione di dover gettare acqua sul fuoco, in attesa che la finestra per la chiamata alle urne a settembre si chiuda, senza fare danni. Il capo del Viminale invece continua a giocare all'attacco, parla di «totale blocco sulle proposte, iniziative, opere, infrastrutture da parte alcuni ministri 5Stelle che fa male all'Italia». E poi colpisce dritto al nocciolo del problema: «Ieri Toninelli (con centinaia di cantieri fermi) che blocca la Gronda di Genova, che toglierebbe migliaia di auto e di tir dalle strade genovesi; oggi il ministro Trenta che propone di mettere in mare altre navi della Marina, rischiando di attrarre nuove partenze e affari per gli scafisti». Attenzione però, fa sapere Salvini: «Noi stiamo lavorando ai progetti e alle cose da fare, non alle poltrone». Salvini non è più disponibile ad accettare "no" da alcuni ministri pentastellati quindi in cambio della crisi si aspetta un 'avvicendamentò per non trovare ostacoli nelle cose da fare (come la Tav), almeno fino alla manovra. Se sulla trenta i pentastellati non sono disponibili a trattatare, per il dopo Toninelli sarebbe pronto Stefano Patuanelli. Da palazzo Chigi però il premier Conte cerca di sfatare i rumors sull' argomento: «Non mi è arrivata nessuna richiesta di rimpasto». E lancia un altro importante tema all'interno dell'esecutivo: riempire le caselle dei sottosegretari rimaste vacanti. Il presidente del Consiglio ricorda che «alle infrastrutture c'è una carenza di organico», la stessa poltrona occupata fino qualche mese fa proprio da Armando Siri. Conte si dice soddisfatto di tutti i suoi ministri, compresi Trenta e Toninelli, e «quando mi verranno poste questioni riguardanti l'operato di qualche ministro le prenderò in considerazione» ma si deve seguire il canale istituzionale, non quello ovviamente dei mezzi di informazione. E dalla base 5Stelle si alza uno scudo a difesa di Toninelli e Trenta: «Non replicheremo più a nessun attacco. Siamo stanchi di questi metodi, noi vogliamo governare». In casa 5Stelle però non si può rimanere "inerti" e se non si gioca d'anticipo si cerca comunque di far sentire la propria voce. Ci sono infatti alcuni ministri del Carroccio "attenzionati" perché «suscitano perplessità». Nel mirino Gian Marco Centinaio (Agricoltura) e Marco Bussetti (Istruzione). Ma nella partita potrebbero entrare anche il ministro dell'economia Giovanni Tria, casella definita "del Colle", quindi né gialla né verde. Il ragionamento, trapela dalle fonti grilline, è che essendosi sfilato Giancarlo Giorgetti dalla candidatura a commissario Ue, Tria potrebbe essere un buon nome da spendere, liberando il dicastero di via XX settembre. La partita Ue quindi viaggia in parallelo con quella del governo italiano. Salvini è volutamente uscito dalla competizione perché "non condivide" la struttura di questa Unione e per questo non vuole metterci la faccia. Lo stesso i grillini, benchè abbiano dato il voto a Ursula Von der Leyen. Una figura terza, non politica quindi, potrebbe far uscire entrambi i partiti politici dall'imbarazzo. Resta in pista per quella poltrona anche l'attuale titolare della Farnesina, Enzo Moavero Milanesi, che comunque farebbe gioco a entrambi i contraenti del contratto di governo per un eventuale rimpasto. L'unico nodo da sciogliere, quello più complicato, sarebbe il successore di Tria che dovrebbe fare le valigie per Bruxelles prima della legge di Bilancio. Anche per questo ci sarebbe una soluzione, rilanciano fonti di governo: il nome di Giancarlo Giorgetti tornerebbe in vetrina e non sarebbe sgradito neanche al Quirinale.