ferri corti

Dalla flat tax alle autonomie, nel governo è guerra totale

Carlo Antini

Un calderone di provvedimenti e il governo che fa fatica a mettere ordine. Flat tax, minibot, salario minimo e non ultimo il traguardo da raggiungere a tutti i costi: evitare la procedura di infrazione, su cui il 2 luglio si esprimerà l’Europa. Il premier Giuseppe Conte e il titolare del Mef, Giovanni Tria, lavorano a testa bassa, l’obiettivo è portare nel Consiglio dei ministri di mercoledì un assestamento di Bilancio, una sorta di nota di aggiornamento al Def anticipata, che attesti un deficit più basso (2 o 2,1 per cento del Pil) per il 2019. Il tutto poi da presentare in Parlamento, un passaggio che certificherà un miglioramento dei conti per evitare, almeno per ora, la scure dell’Ue. Questo lo schema, ma sui contenuti le due anime del governo giallo-verde fanno davvero fatica a mettersi d’accordo. La Lega spinge sulla flat tax «a tutti i costi». Con il vicepremier Luigi Di Maio che apre alla misura in deficit ma avverte Salvini: «Il tema non è anticipare la manovra all’estate o meno, ma capire cosa metterci dentro. Sono pronto a farla in deficit se si creano posti di lavoro». Il botta e risposta nasce spontaneo con il viceministro dell’Economia, Massimo Garavaglia, che sarcastico attacca il leader pentastellato: «Le coperture per la flat tax ci sono, ma non lo dico se no Di Maio me le ruba». Il leader M5S non se la lascia scappare e tuona: «Non si deve giocare a nascondino con 15 miliardi per fare la flat tax, devono dirlo agli italiani. Io spero che siano 15 miliardi freschi, di risorse senza che si tolga nulla agli italiani». Lo scontro si alza e tocca inesorabilmente il tema caro al Movimento5Stelle: il salario minimo. Il titolare del Mise non molla la presa, ma dal Carroccio arriva la bordata di Garavaglia: «Siamo un pò preoccupati, l’unica cosa che non si può fare in questo momento è aumentare i costi alle aziende». Salvini si tiene alla larga dalle polemiche e si gode l’assegnazione delle Olimpiadi del 2026 a Milano e Cortina, lasciando al suo vice al Mef la partita. Su una cosa però non transige: «La posizione della Lega e del governo è nel contratto. L’obiettivo è abbassare le tasse e bisogna farlo in fretta »invece di trascinare a ottobre, novembre e dicembre il dibattito su cosa fare e con che soldi, farlo prima. Perché non a luglio e ad agosto? Io le idee ce le ho chiare«. La pace quindi è armata, con le spade che vengono brandite alla prima occasione, come il vertice di martedì sera a Palazzo Chigi sull’Autonomia differenziata. Il premier Conte metterà a sedere attorno al tavolo, Salvini, Di Maio e i due ministri compententi, Erika Stefani e Barbara Lezzi. Nessun tema economico quindi, ma solo l’intesa di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, su cui la Lega spinge sull’acceleratore. Il leader del Carroccio vorrebbe portarla in Cdm già mercoledì sera, ma i dubbi del 5Stelle sono ancora tanti. Molto probabilmente ci sarà una riunione ad hoc dei pentastellati prima del faccia a faccia a palazzo Chigi, dove si cercherà una mediazione o una via d’uscita, che mai come adesso sembra tanto lontana.