rebus a palazzo chigi
L'ultimatum di Conte a Lega e M5s: "Basta litigare o mi dimetto"
Ad una settimana dalle europee, il premier Giuseppe Conte si prende la scena e lancia un ultimatum ai due vicepremier: non ha alcuna intenzione di «galleggiare». Quindi, se Luigi Di Maio e Matteo Salvini non si assumeranno «piena responsabilità», salirà al Colle e rimetterà il suo mandato da presidente del Consiglio. Conte non può più accettare «polemiche sterili e inutili» tra M5S e Lega, perché «sottraggono energie preziose e distolgono dagli obiettivi di governo». Il mantra che ripete «è leale collaborazione», altrimenti non val la pena proseguire. La minaccia viene scandita apertamente, durante una conferenza stampa, davanti ai giornalisti e agli italiani. Si allunga così, sul litigioso esecutivo giallo-verde, la possibilità di una fine anticipata. Se non subito, potrebbe arrivare anche tra qualche giorno. Se veramente si andrà avanti (ma in Parlamento pochi ci credono), Conte non lascerà e potrà aprire quella che chiama la «fase due». Questa richiede un’azione di governo ancora più determinata e risoluta, nella quale «io stesso - dice il premier, rivendicando la prima persona - posso e voglio fare di più per svolgere incisivamente il mio ruolo». L’esecutivo giallo-verde ha un futuro? Il primo banco di prova, più che nelle nelle parole di Salvini e Di Maio, è nell’Aula del Senato. Qui è all’ordine del giorno il decreto Sblocca cantieri, in cui la Lega vorrebbe inserire un emendamento per sospendere il Codice degli Appalti. Un eventuale voto contrario dei pentastellati potrebbe essere usato come "casus belli" da Salvini per far saltare il banco. Speculare, alla Camera, il Dl Crescita si carica di tensioni elettriche perché, sussurrano dall’opposizione, il M5S vuole reinserire quel Salva Roma già saltato a Palazzo Chigi. E poi, prima della legge di Bilancio del prossimo autunno, c’è lo spettro di «una procedura di infrazione ci farebbe molto male», dice Conte, sapendo che da Bruxelles e dai mercati arriveranno nuovi scossosi. Per questo, lancia un’altra richiesta a Lega e M5S: non intervenite (come avete fatto con il pasticcio della lettera diffusa e poi smentita) mentre è in corso il delicatissimo dialogo con Bruxelles. L’interlocuzione, ha sottolineato con veemenza Conte, la conduce lui, in prima persona, con l’ausilio del ministro dell’Economia. Se poi dovesse saltar tutto, che farà il professor Conte? Lancerà una sua lista politica, come ha fatto Mario Monti? La risposta ironica, e inaspettata, è quella di un "lupacchiotto" fan di Totti: «Se il posto fosse ancora libero...allenerei la Roma».