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Tracollo M5S, Di Maio: "Nessuno ha chiesto le mie dimissioni"

Luigi Di Maio

Il capo grillino chiede a Conte un vertice con la Lega

Dario Martini
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Alla fine Luigi Di Maio, il vero sconfitto di queste elezioni europee, ha deciso di metterci la faccia. Lo ha fatto davanti ai giornalisti riuniti in conferenza stampa al Mise dopo aver lasciato passare molte ore per ponderare bene cosa dire. La prima cosa che ha voluto chiarire è che lui resta al suo posto e non farà alcun passo indietro: "Ho sentito Grillo e Casaleggio... Nessuno ha chiesto le mie dimissioni. Si vince insieme, si perde assieme. Siamo tutti d'accordo che il Movimento deve riorganizzarsi, assieme, ma nessuno ne ha fatto una questione di teste da far saltare. Ringrazio i 4,5 milioni che hanno votato il M5S e ringrazio anche chi non ci ha votato perché dal loro comportamento noi impariamo e prendiamo una bella lezione. Faccio i complimenti alla Lega e al Pd e a tutti i partiti che hanno avuto un incremento". La batosta è notevole. Alle Politiche del 4 marzo 2018 il M5S prese il 32,6% di voti. Ieri è sprofondato a 17,1%. La difficoltà, adesso, è riuscire a mantenere le proprie posizioni di fronte al netto successo della Lega. Salvini non accetterà più di avere un alleato che gli mette i bastoni tra le ruote. E lo ha già fatto capire. Ecco allora che Di Maio, come prima mossa, fa sapere di aver chiesto al premier Conte un vertice di governo: "Abbiamo tante cose da realizzare, e mai in questo momento c'è bisogno di umiltà e lavoro". Il capo politico dei 5 Stelle tende già una mano all'alleato di governo: "Il voto prova che l'abbassamento delle tasse è la priorità per gli italiani". Abbassare le tasse, secondo quanto vuole realizzare Salvini, significa flat tax: "Mi pare che il ministro dell'Economia in un'intervista ad Agorà abbia detto che si possa fare. Facciamola". Il ministro del Lavoro, però, è fiducioso che quel 17,1% sia migliorabile alle prossime tornate elettorali: "I cittadini che hanno deciso di astenersi hanno deciso di darci un segnale: andare avanti sui punti del nostro programma". I primi nodi da sciogliere con la Lega sono la Tav Torino-Lione e la riforma delle autonomie regionali. Poco prima del voto Di Maio aveva tuonato: "Il testo delle autonomie va riscritto completamente". Adesso, invece, utilizza toni più concilianti: "Se si deve fare l'autonomia non deve creare una scuola di serie C, come la si scriverà dipenderà dai nostri vertici di governo». Mentre sulla Tav è rimasto sul vago: "È un dossier in mano al presidente del Consiglio". Infine, l'ultima rassicurazione a Salvini: "Porteremo avanti il programma di Governo, con assoluta lealtà al nostro principale alleato, che è il contratto".

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