governo ai ferri corti
Derby sul decreto Famiglia, a rischio il cdm di lunedì
La Ragioneria generale dello Stato gela il ministro del Lavoro Luigi Di Maio: non ci sono le coperture per le misure in favore della famiglia promosse dal leader pentastellato. È quanto emerge dal parere della Rgs sullo schema del provvedimento che istituisce un fondo per le politiche per la natalità da finanziare con i risparmi del reddito di cittadinanza. Ma il ministro non ci sta. «Non esistono problemi di copertura per il fondo previsto dal decreto legge per la famiglia. La norma garantirà la possibilità di accumulare tutte le risorse che non verranno richieste dai potenziali percettori del reddito», assicura il capo politico del M5S. «Il meccanismo di accertamento prevederà un controllo trimestrale - aggiunge - che consentirà alle risorse eventualmente accumulate di confluire all’interno del fondo. Il primo accertamento pertanto sarà determinato già prima della conversione del decreto». È necessario chiarire, incalza Di Maio in una nota «che i primi risparmi sono stati, di fatto, già accertati dall’Inps, dal momento che nei primi due mesi sono già determinate le somme non erogate dai percettori. L’attivazione del fondo consentirà l’erogazione delle somme destinate alla famiglia prima del 2020 direttamente dall’Inps, una volta determinato l’ammontare, in quanto ente titolato all’erogazione materiale dell’assegno alla famiglia». Ma l’esame della Ragioneria mette in luce le criticità nelle coperture del dl Famiglia. Dal punto di vista «tecnico-contabile l’utilizzo delle risorse, una volta affluite nell’istituendo fondo, deve avvenire con pagamenti entro l’anno di competenza dell’originario stanziamento di bilancio, altrimenti se utilizzati in anni successivi comporterebbero nuovi e maggiori oneri in termini di fabbisogno e di indebitamento dello da compensare sui saldi di finanza pubblica», si legge nel parere della Rgs. La ragioneria mette in guardia anche verso l’entità dei risparmi in arrivo dal Reddito di cittadinanza, che saranno chiari solo a fine anno. La vicenda apre un nuovo fronte nell'ambito delle tensioni che agitano la maggioranza gialloverde. Il ministro leghista per la Famiglia e le Disabilità Lorenzo Fontana attacca frontalmente il vicepremier grillino: «Leggo dal documento della Ragioneria dello Stato che il decreto che ha presentato Di Maio, e sul quale ha scatenato forti accuse nei miei confronti e nei confronti della Lega, non avrebbe le coperture. Mi spiace notare che da diverso tempo, in particolar modo oggi, il vicepremier Di Maio dica menzogne nei miei riguardi e nei confronti dei miei collaboratori. Gli ricordo che la menzogna è un atto di corruzione morale, indice di una predisposizione alla disonestà. Di Maio non si prenda gioco di temi seri come la famiglia - che ha capito da poco essere composta da una mamma e un papà - e il calo demografico. Argomenti di cui Di Maio ha iniziato a occuparsi una settimana fa e in campagna elettorale». Di Maio da Torino ha intanto lanciato il guanto di sfida contro i "sabotatori": «In questo governo possiamo dividerci su tutto, ma non sulla famiglia. Su questo decreto si gioca il destino e la tenuta del governo. Vedo ostruzionismo non costruzionismo». Il clima di tensione nel governo è tale che c’è ancora incertezza sul Consiglio dei ministri di lunedì. La riunione, annunciata nei giorni scorsi da diversi componenti di governo, non è ancora stata ufficialmente convocata ed è stato lo stesso Conte a dire che il Cdm «non è stato ancora fissato». Nel pre Consiglio ’bis’ che si è tenuto oggi, dopo quello di ieri, non si sono ancora sciolti tutti i nodi. C’è la possibilità che la riunione sia rinviata a tempi più miti, ovvero dopo il voto europeo di domenica 26.