conto alla rovescia
L'avviso di Giorgetti "Dopo le Europee salta tutto"
Salvini e Di Maio parlano della legge di bilancio. E lo scontro questa volta si fa davvero serio. Nel governo giallo-verde continuano a volare gli stracci e, nel calderone degli attriti, a far scoppiare l’ennesima scintilla c’è un tabù che il leader della Lega fa cadere senza battere ciglio: «Sforare il vincolo Ue Deficit/Pil del 3%? Non si può, ma si deve» e ancora «se servirà infrangere alcuni limiti del 3% o del 130-140%, tiriamo dritto». Un boomerang che arriva sul tavolo dei mercati e fa schizzare lo spread da 276 a 280 punti. Un rialzo che non passa inosservato e che manda su tutte le furie Luigi Di Maio. Parole da «irresponsabile - attacca il pentastellato - prima di spararle su debito-Pil, mettiamoci a tagliare tutto quello che non è stato ancora tagliato in questi anni di spese inutili e di grande evasione» . La tensione, come si dice in questi casi, si taglia con il coltello e tutto si consuma a distanza, mente i due soci dell’esecutivo percorrono in lungo e in largo la Penisola, impegnati nella campagna elettorale per le Europee. La dimensione di un rapporto logoro ormai da tempo la dà Giancarlo Giorgetti, sottosegretario noto per la sua discrezione, che pesa al grammo ogni singola parola. «Questo stato di litigiosità è evidente a tutti. È chiaro che se prosegue oltre il 26 maggio diventa insostenibile», sentenzia nel salotto di Porta a porta. Una situazione che addirittura si tinge di giallo su un eventuale vertice tra Salvini e Di Maio, invocato da quest’ultimo che accusa il Capitano di «fare l’offeso» dopo le dimissioni imposte al sottosegretario Armando Siri. «Non è vero che io chiamo e non mi risponde», ma «semplicemente non vuole più fare un vertice di governo» aggiunge. In ballo c’è l’apertura del Movimento 5Stelle sull’autonomia differenziata ma prima di procedere la Lega dovrebbe votare la riforma pentastellata per le nomine della Sanità. Da via Bellerio trapela che il titolare del Mise non ha mai «chiesto nessun incontro» a Salvini, anzi, il leader leghista «non sente né Di Maio né Conte dall’ultimo Consiglio dei ministri». La replica, affidata anche in casa pentastellata a fonti qualificate, è piccata: «Se la Lega ci tiene gli facciamo una richiesta con carta bollata». Schermaglie a parte, il vertice si farà, come conferma lo stesso Giorgetti, e sarà prima del Cdm di lunedì prossimo. In effetti, senza un incontro preliminare, a Palazzo Chigi rischiano di arrivare tutti i nodi non ancora sciolti: il Carroccio è pronto a mettere sul tavolo il decreto sicurezza bis, fortemente voluto da Salvini, e riproporrà l’Autonomia regionale. Inoltre ci sono le nomine in scadenza del Ragioniere generale dello Stato e del Comandante della Guardia di finanza. Ad ogni modo, e a prescindere da ciò che uscirà dal Cdm, appare ormai chiaro che le misure su cui puntano M5S e Lega verranno approvate dopo le Europee. Stesso discorso vale per il pacchetto ’famiglià, che entrambe le forze politiche vorrebbero intestarsi (con provvedimenti distinti). Di Maio aveva annunciato che userà i fondi risparmiati dal reddito di cittadinanza per un decreto legge in aiuto delle mamme. Ma il ministro della Lega Lorenzo Fontana, cercando di giocare d’anticipo, ha presentato un emendamento al decreto Crescita per ampliare il cosiddetto bonus bebé e introdurre detrazioni fiscali per pannolini e latte in polvere. In realtà, anche in quest’ultimo caso, il decreto avrà luce verde definitiva solo in giugno: deve ancora avere l’ok non solo di Montecitorio, ma anche di Palazzo Madama. E anche su questo dossier la gara tra Lega e M5S si fa incandescente quando dall’anima gialla del governo parte l’ultima bordata: Ma Salvini ha delle sue proposte o copia solo quelle del vicepremier Di Maio?«.