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Di Maio-Salvini, l'ultimo scontro sulle piazze

Il nuovo round tra i due vicepremier si consuma a distanza. Oggi tocca all'ordine pubblico

Silvia Sfregola
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Nuovo round tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Come avviene ormai da giorni, lo scontro tra i due vicepremier si consuma a distanza, entrambi impegnati in campagna elettorale. E come già accaduto nelle ultime ore, il leader dei 5 stelle lancia l'affondo ("mitigandolo" con la parola "appello") all'alleato di governo su alcuni dei temi più cari al titolare del Viminale: nelle scorse giornate sui rimpatri, oggi tocca all'ordine pubblico, mettendo in guardia Salvini dal rischio elevato di un crescendo della tensione sociale nelle piazze. Per questo, lo invita ad abbassare i toni, a mantenere maggior equilibrio. Trascorrono alcune ore e arriva la replica al vetriolo della Lega, utilizzando la stessa modalità: attaccare sulle materie di competenza del ministro dell Lavoro. «Tensione nelle piazze? L'unica novità negativa sono le decine di minacce di morte contro il ministro Salvini. Per il resto i reati in Italia sono in calo ovunque, per fortuna, fino a ridursi del 15% in questo 2019. Mentre, purtroppo, sono in aumento i morti e gli infortuni sul lavoro. La sicurezza degli italiani è aumentata, quella dei lavoratori purtroppo no», affermano fonti leghiste. Salvini finisce anche nel mirino di Beppe Grillo, che lo definisce «sceriffo senza cavallo e senza pistola (solo il giaccone!)». Insomma, la tensione resta alta. E non sfugge ai leghisti l'elenco specifico - quasi dettagliato - degli episodi che Di Maio cita nel post su Facebook per lanciare l'allarme piazze. Scrive il ministro dello Sviluppo economico: «Vedo e sento molto nervosismo in Italia. Alla Sapienza oggi sono tornate le camionette delle Forze dell'ordine come non accadeva da tempo. C'è una tensione sociale palpabile, non solo a Roma, come non si avvertiva da anni». «Sequestri di telefonini, persone segnalate, striscioni ritirati». Questi ultimi, sono tutti avvenimenti direttamente riconducibili a episodi che si sono verificati in occasione di iniziative elettorali di Salvini. Ma l'attacco di Di Maio si spinge anche oltre: «In questo momento più che mai c'è bisogno di equilibrio e dialogo. La politica deve occuparsi dei problemi degli italiani, deve dare risposte, non deve inseguire ogni polemica, non deve rincorrere media o tv», osserva il vicepremier M5s che conclude il lungo post con l'ultima 'stilettatà all'alleato: nomine nella sanità, un miliardo in favore delle famiglie, salario minimo pronto. «Aspettiamo una risposta su tutto questo da parte della Lega. Basta slogan, basta polemiche, noi vogliamo lavorare». Più tardi, da Caltanisetta, per festeggiare le vittorie ai ballottaggi, Di Maio rincara la dose: quelle dei 5 stelle, afferma, «sono piazze pacifiche, non abbiamo mai avuto problemi da queste piazze, perchè dai palchi non alimentiamo scontri, ma incontri». Infine, rilancia: «Non voglio che si alimenti questo scontro ideologico, non fa bene al Paese. Mettiamoci a lavorare sulle cose concrete. La Lega vuole la flat tax, noi vogliano il salario minimo orario, vogliamo portare a casa delle leggi importanti, come quella sul conflitto di interessi: vediamoci, lavoriamo sulle cose concrete». Per il resto, il copione si snoda come ormai da canovaccio consolidato: Di Maio chiede lealtà al contratto di governo su conflitto di interessi, salario minimo e altri temi targati M5s. Salvini replica con la stessa moneta: «Chiedo lealtà» sul decreto sicurezza bis e Autonomia differenziata. E all'accusa pentastellata di strizzare l'occhio a Berlusconi («noi invece siamo di un'altra pasta» dicono i 5 stelle), il leader leghista replica accusando il Movimento di guardare al Pd. Infine, c'è il capitolo Rai: Salvini garantisce di non entrarci nulla con il taglio di tre puntate della trasmissione condotta da Fabio Fazio, anzi «per me può andare in onda 365 giorni all'anno, più fa comizi di sinistra e più la Lega guadagna voti». Ma poi attacca il Tg1, Tg5 e La7, rei di dire solo «fesserie». «A Salvini e Zingaretti dico: pensate al Paese non ai programmi in tv, non ai talk», è la replica di Di Maio.

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