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Il Fisco dichiara guerra a Salvini

Il ministro accusa i dipendenti delle Entrate: "Si pagano lo stipendio sulla pelle degli italiani. Ma gli "esattori" non ci stanno: "Ignora il nostro contratto, e sì che l'ha firmato la Bongiorno"

Carlantonio Solimene
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Gli immigrati, la droga, le tasse. Matteo Salvini continua ad aprire fronti nelle settimane che precedono le elezioni europee e nei suoi comizi cerca di toccare le corde più sensibili per l'elettorato. Ma se con la direttiva del Viminale sui «cannabis shop» e con la bozza del decreto Sicurezza Bis ha fatto infuriare soprattutto gli «alleati» di governo del MoVimento 5 Stelle, l'ultima sua sortita ha mandato su tutte le furie i dipendenti dell'Agenzia delle Entrate. L'antefatto: dopo un partecipato sciopero, il 2 aprile scorso, i dipendenti dell'Agenzia sono riusciti a ottenere lo sblocco del cosiddetto «salario di produttività». Il tema è stato ripreso in chiave polemica dal ministro dell'Interno nel corso di diversi comizi di quelli che sta tenendo in questi giorni in tutta Italia. In particolare, lunedì scorso Salvini ha usato parole abbastanza esplicite: «Occorre andare a guardare i bonus ai dipendenti dell'Agenzia delle Entrate erogati in base agli accertamenti che fanno ogni anno - ha detto il leader della Lega - non vorrei che qualcuno portasse a casa lo stipendio sulla pelle degli altri». Parole pesanti - anche perché reiterate, in forma più o meno simile, anche in altre occasioni - che non potevano lasciare indifferenti i responsabili sindacali dei lavoratori finiti nel mirino. E a farsi sentire, nei giorni immediatamente successivi, sono stati proprio i sindacati con una nota comune: «Siamo... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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