l'ultima grana
Il caso Siri agita la maggioranza. Di Maio: "Crisi di governo..."
La Procura di Milano ha aperto un fascicolo sul caso dell’acquisto da parte del sottosegretario Armando Siri di una palazzina a Bresso, nel Milanese, con un mutuo di 585mila euro acceso con una banca di San Marino. Il fascicolo, da quanto si è saputo, al momento è senza indaganti né titolo di reato. Il filone milanese dell’inchiesta sul sottosegretario Armando Siri, da quanto si è saputo, sarebbe stato aperto dopo che l’Unità di Informazione Finanziaria (Uilf) di Banca d’Italia ha inviato una segnalazione al Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano. E le Fiamme Gialle hanno a loro volta trasmesso alla procura l’informatica sulla vicenda dell’acquisto da parte del sottosegretario della Lega, indagato a Roma per corruzione, della palazzina a Bresso, ipotizzando si potesse trattare di una operazione sospetta di autori laggiù. Era stato lo stesso notaio davanti al quale era stata effettuata la compravendita a fare partire la segnalazione per Bankitalia. Il fascicolo, da quanto si è saputo da fonti investigative, è ancora a modello 45, cioè senza ipotesi di reato ne indagati. Sul fronte politico su Siri "si naviga a vista, al netto dell’arrabbiatura di Matteo Salvini". In ogni caso, visto come si sono messe le cose, con quella che la Lega continua a ritenere una forzatura da parte di Conte - la decisione di procedere nel prossimo consiglio dei ministri alla revoca del sottosegretario Siri indagato - la linea di via Bellerio, almeno fino a mercoledì non cambia. Salvini non molla Siri e lui non si dimette. Per ora i 5 stelle ribadiscono che le dimissioni di Siri sono dovute: «La cosa importante in questo momento è rimuovere quel sottosegretario che secondo me getta delle ombre su tutto il governo. Per farlo spero non si debba arrivare in Consiglio dei ministri», insiste Luigi Di Maio, dettando la linea di prima mattina. E il pressing continua per tutto il giorno: i ministri Alfonso Bonafede, Danilo Toninelli e il sottosegretario Vito Crimi "scommettono" sul fatto che Siri lascerà prima del cdm di mercoledì. Il M5S però non cavalca la nuova inchiesta sul palazzo acquistato dal sottosegretario leghista, derubricandola a fatto minore: "Non ci sono infatti né indagati, né ipotesi di reato". Una vicenda che Salvini commenta così: "Gli contestano di avere un mutuo, allora è un reato che stanno compiendo milioni di italiani. Io sono tranquillo, possono aprire tutte le inchieste che vogliono". La Lega, pare certo, non prenderà un’altra decisione. Toccherà a Conte arrivare al punto promesso e far fuori Siri, un sottosegretario del suo governo "per ora solo indagato", come ricordano, come un mantra, tanti big di via Bellerio, spiegando che si tratterà di "un precedente particolarmente rischioso". Ma la partita non finisce lì. Perché Salvini pare davvero infastidito dalla posizione dei partner di governo, che, come già successo con la vicenda Tav, hanno tirato in ballo il premier Conte, mettendolo di fatto in contrapposizione con la parte leghista dell’esecutivo. Nel mezzo, nelle prossime 48 ore, se qualcuno (che sia Di Maio o Conte a questo punto cambia poco) offrirà una exit strategy onorevole a Salvini, allora tutto potrebbe cambiare, evitando lo scontro in Cdm. Ma i margini sembrano strettissimi, perché l’accelerazione del premier lascia poche chance alla pace, che comunque resterà di facciata, da separati in casa, almeno fino al voto delle europee. E allora, se non ci saranno sorprese dell’ultima ora, la palla, che Salvini ha deciso di lasciare nelle mani dei partner di governo, potrebbe finire al Colle, dopo mercoledì. Perché sarà Mattarella a dover controfirmare l’allontanamento di Siri.