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Conte deciderà sulle dimissioni di Siri. Presto l'incontro col sottosegretario

Armando Siri e Giuseppe Conte

Salvini: "Si sciacqui la bocca chi accosta la Lega alla mafia"

Dario Martini
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Il premier Conte sentirà telefonicamente il sottosegretario Siri prima di partire domani sera per la Cina. L'incontro invece avverrà al rientro del presidente del Consiglio in Italia. E solo allora, probabilmente il capo del governo prenderà una decisione sull'opportunità di chiedergli di dimettersi. A chiedere un passo indietro di Siri è il M5S che lo ritiene ormai incompatibile con il ruolo che ricopre. Il sottosegretario ai Trasporti, infatti, è indagato dalla procura di Roma con l'accusa di essere stato corrotto dall'imprenditore Paolo Arata. "Incontrerò senz'altro Siri. La mia posizione da giurista è sentire le sue ragioni, confrontarmi con lui e gli chiederò di condividere la decisione finale", ha spiegato il premier parlando con i cronisti fuori da Palazzo Chigi. "Ho detto semplicemente che mi sembra un principio di civiltà - ha aggiunto - e il giurista non può non esserne sensibile, che prima di tutto di fronte a un avviso, che significa presunzione di innocenza, io incontri il mio sottosegretario, lo guardo negli occhi, ci parlo, acquisisco elementi e poi valuterò. Quando lo farò entra in gioco l'etica pubblica, le ragioni della politica e si possono prendere decisioni anche prima di una sentenza passata in giudicato perché la politica ha una sua logica - ha aggiunto Conte - Siri in questo momento ha tutto il diritto a non essere infangato, gli parlerò e dopo deciderò in questo momento non sono ne per le sue dimissioni ne per la sua permanenza. Mi riservo di valutare". Il leader della Lega, Matteo Salvini, continua a non voler sentir nemmeno parlare dell'ipotesi di dimissioni: "Il mio nome non può essere accostato in alcun modo alla mafia, si sciacqui la bocca chi parla di Lega in relazione alla mafia. Abbiamo fiducia nella magistratura, affinché lavori veloce e bene. Si è innocenti fino a quando non si è condannati". Ma il capo dei 5 Stelle, Luigi Di Maio, resta sulla sua posizione: "Se la Lega non c'entra niente con queste accuse, dimostri la propria estraneità dai fatti allontando Siri dal governo, perché altrimenti io comincio a preoccuparmi a vedere Salvini e la Lega difendere a spada tratta Armando Siri". Poi l'affondo al premier Conte che a proposito delle dimissioni del sottosegretario ha dichiarato di non voler aspettare i tempi della giustizia: "Contiamo su una magistratura efficiente, rapida e veloce. Né io né il premier facciamo il giudice o l'avvocato. Contiamo su una giustizia rapida e veloce. Io aspetto la magistratura, siamo in un paese civile dove non si è colpevoli o innocenti così, in base a un'occhiata". E ancora: "Se qualcuno sbaglia paga, in Lega lo abbiamo dimostrato. Non mi basta mezzo articolo di giornale", ha aggiunto Salvini.

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