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Rappresaglia Lega su giustizia e debito di Roma

Matteo Salvini

Dal Campidoglio al governo: tensione Carroccio-M5S. Via la norma salva-Capitale

Daniele Di Mario
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Dopo le elezioni europee la riforma della giustizia; subito il ritiro del «salva Roma» dal Dl Crescita. Non si fa attendere la rappresaglia leghista contro il MoVimento 5 Stelle dopo il caso-Siri e il ritiro delle deleghe da parte del ministro Toninelli al sottosegretario indagato. Il Carroccio tocca due nervi scoperti dei pentastellati: la giustizia e il Campidoglio, scosso dall'esposto del'ex manager Ama sulle presunte pressioni della sindaca Raggi nella gestione dell'azienda. «Se la Lega sarà primo partito alle Europee sarà una buona notizia per gli italiani ma non chiedo mezza poltrona in più o mezzo sottosegretario in più. C'è un contratto e si rispetta. Ma la riforma della giustizia civile e penale sarà uno snodo fondamentale», annuncia Matteo Salvini, che poi sgancia un'altra bomba: «Porterò in discussione sul tavolo della maggioranza la riforma dell'abuso d'ufficio, perché sta bloccando il Paese». Il Carroccio inoltre avanza ufficialmente la richiesta di stralciare la norma «salva Roma» dal decreto Crescita. Ufficialmente perché la misura esula dalla materia del decreto, che è ancora in lavorazione e dovrebbe tornare in Cdm il 24 aprile. Sul «salva Roma» Salvini aveva espresso dubbi da tempo, ma l'incrinarsi dei rapporti con il M5S certamente ha influito nella richiesta di stralciare la norma. La replica M5S non si fa attendere: «Salvini fa campagna elettorale sulle difficoltà di un sindaco che sta facendo il massimo. Vuole togliere il salva-Roma? Va bene, a patto che la Lega si accolli 2,5 miliardi di euro risparmiati grazie alla sottosegretaria Castelli e alla Raggi che hanno ridotto il debito e rinegoziato i tassi di interesse. Non si capisce a che gioco stia giocando la Lega». «Non accettiamo ricatti - dicono fonti M5S - quella norma non è salva-Roma, ma salva-Italia. Quando la Lega non riesce a intestarsi una cosa, la boicotta». In serata arriva anche la risposta della sindaca. «Salvini - dice la Raggi - sta chiedendo le dimissioni in ogni modo e in ogni caso, forse vuole coprire quello che è successo al suo sottosegretario Siri, sotto inchiesta per presunte corruzioni, tangenti. È indagato dalla Dda, fatti legati alla Sicilia, a Roma, non si è capito... Se invece di cambiarsi le felpe andasse a lavorare secondo me non farebbe un soldo di danno. Se mi dà la felpa da ministro dell'Interno per un giorno intanto vado a sgomberare CasaPound. Tutti i romani vorrebbero che lo facesse. Iniziasse a fare il ministro dell'Interno». Veti e veleni incrociati che tuttavia, assicurano tanto Salvini quanto Di Maio, non mettono a rischio la tenuta del governo. Ma lo scontro tra Lega e M5S è ormai totale. Il duello incrociato parte... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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