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Di Maio chiede le dimissioni di Siri. Ma Salvini: "Piena fiducia in lui"

Lui si difende: "Non mi sono mai occupato di eolico"

Davide Di Santo
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La consapevolezza nella Lega è che il Movimento 5 stelle porterà avanti una campagna elettorale per le Europee improntata sugli attacchi all'alleato di governo. E proprio sulla questione morale e sul tema della corruzione. Il Movimento 5 stelle ha alzato il tiro nei confronti di Armando Siri, indagato dalla procura di Roma per aver caldeggiato - questa l'accusa - degli emendamenti in cambio di una mazzetta da 30 mila euro. I pentastellati contestano i rapporti con il faccendiere del settore dell'energia, Arata. E chiamano in causa direttamente Salvini, perché Arata ha partecipato ad un convegno organizzato dal partito di via Bellerio. Ma il caso Siri rischia di surriscaldare il clima politico all'interno della maggioranza. Non tanto per le accuse e per la richiesta di dimettersi, quanto per la mossa del ministro delle Infrastrutture Toninelli che ha ritirato le deleghe a Siri. «Un atto politico grave», la lettura fornita dai dirigenti del Carroccio. «Ne parlerò con la Lega, noi siamo sempre stati quelli che dicevano di aspettare il terzo grado di giudizio ma qui c'è una questione morale», l'attacco di Di Maio, «anche a Matteo Salvini conviene tutelare la reputazione della Lega». Siri è difeso a spada tratta dal vicepremier leghista e da tutto lo stato maggiore. «Lo conosco - ha detto il segretario del partito di via Bellerio - come persona pulita, specchiata, integra e onesta. Quindi mi auguro che le indagini siano veloci veloci, rapide rapide, per accertare se altri abbiano sbagliato. Per quanto mi riguarda, lui può tranquillamente rimanere lì a fare il suo lavoro». Anche il ministro della Pubblica Amministrazione, Bongiorno, è in prima linea a criticare l'atteggiamento del ministro dello Sviluppo e del Lavoro: «Stupisce - ha spiegato - il giustizialismo a intermittenza con il quale vengono valutate le diverse vicende giudiziarie a seconda dell'appartenenza del soggetto indagato a uno schieramento politico». «Salvini dice di non aver mai chiesto le dimissioni per un indagato per corruzione M5s. Non lo ha mai fatto perchè siamo immediatamente intervenuti noi con i nostri anticorpi. Ci ha pensato subito il M5s a intervenire. Oggi le chiediamo perchè chi dovrebbe intervenire invece non lo fa, è molto semplice», la risposta dei pentastellati.

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