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Sulla famiglia il centrodestra divorzia

Giorgia Meloni

Bocciata la mozione FdI che recepiva i principi del Congresso di Verona. Ira Meloni: "Salvini chiarisca"

Silvia Sfregola
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Guai in Famiglia. Si consuma nell'aula della Camera lo strappo tra Fratelli d'Italia e Lega, i due partiti che sul palco di Verona avevano condiviso l'input sulle politiche da mettere in atto a favore della famiglia e della natalità. È stata infatti bocciata la mozione di Fratelli d'Italia che ricalcava i punti cardine del Congresso, con il Carroccio che invece ha votato compatto il testo della maggioranza, redatto con il Movimento 5 Stelle. Dopo l'ok, ottenuto con 270 voti a favore e 179 contrari, si scatena l'ira di Giorgia Meloni: "Oggi la Lega rinnega se stessa" e "dice no al reddito di infanzia, al sostegno della famiglia naturale, agli asili nido gratuiti, al quoziente famigliare e ad un imponente piano di incentivo alla natalità". La leader di Fdi è "senza parole" e chiede a Matteo Salvini "un chiarimento ufficiale". Anche il capogruppo a Montecitorio, Francesco Lollobrigida, tuona: "I cittadini oggi prendono atto che questa maggioranza e questo governo, che sulla carta ha un ministro leghista che dovrebbe fare gli interessi delle famiglie, preferiscono ancora una volta il compromesso al ribasso sulla pelle degli italiani pur di rimanere imbullonati a qualche comoda poltrona". E' però la velina consegnata ai giornalisti dal Movimento 5Stelle a far scatenare tutto il partito di Fdi, una velina che conferma il 'voltafaccia'. "Il ministro Fontana era pronto ad accogliere tutte le mozioni sulla famiglia compresa quella di Fratelli d'Italia sull'aborto che impegnava il governo a 'scoraggiare il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza'" riferiscono fonti grilline. "Sarebbe stata una follia e ovviamente il MoVimento 5 Stelle avrebbe votato contro - spiegano - Alla fine è passata la nostra linea, bene che il ministro abbia cambiato idea dando parere favorevole solo alla mozione di maggioranza". Insomma, trapela dai pentastellati "dopo Verona la Lega ha capito che su certi temi noi siamo categorici: i diritti conquistati non si toccano". Un "tradimento" così viene definito da Meloni in vari colloqui con i suoi più stretti collaboratori, "un fatto gravissimo" che conferma come il governo ora sia stato "totalmente affidato nelle mani dei 5S". Nessuna replica dalla Lega che resta ferma sulle parole che il ministro Fontana ha pronunciato in aula: "Mi sembra che la mozione di maggioranza assorba il maggior numero di richieste, il complesso delle iniziative che come governo ci impegnamo a fare. Sulla famiglia c'è un tavolo aperto e mi auguro che in quella sede si possa lavorare insieme con tutti i gruppi". La mozione di maggioranza infatti impegna il governo ad adoperarsi in sede europea affinché nel patto di stabilità e crescita sia inserita una speciale 'golden rule' per gli investimenti nelle politiche familiari che apra uno spazio di flessibilità in bilancio, e a predisporre un progetto di riforma strutturale del welfare familiare per razionalizzare i diversi istituti a favore della natalità. La mozione prevede, tra l'altro, anche iniziative in campo fiscale, sostegno allo sviluppo dei servizi socio-educativi, misure a favore delle madri lavoratrici. Questo però a Meloni non basta e per lo sgarbo, ricevuto oggi, chiede soddisfazione.

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