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Tav ad alta tensione. E Conte prende ancora tempo

Il nodo della Torino-Lione agita la maggioranza. La prossima settimana il vertice decisivo

Silvia Sfregola
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Temporeggiare, prendere ogni minuto possibile in più per trovare una sintesi tra posizioni sempre più lontane. Nel governo la partita Tav è in stallo assoluto e un altro rinvio sembra l'unica soluzione che può adottare il premier Giuseppe Conte per una mediazione tra il fronte del Si (la Lega e Matteo Salvini) e quello del no convinto (il M5S e Luigi Di Maio). Neanche la cena con le "chiacchiere" di mercoledì sera ha di fatto sbloccato la situazione, cristalizzata in realtà ormai da tempo. «Entro la prossima settimana ci sarà una decisione sulla Tav, questo è certo», ha assicurato sorridente il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, da sempre fiero sostenitore del No all'opera, «inutile» per il nostro Paese. Anzi il suo progetto è chiaro: «Nei prossimi giorni facciamo un bell'incontro con Conte, i due vicepremier e il sottoscritto: chiariremo tutto e nonostante i punti di partenza distanti troveremo una soluzione». Che per il titolare del Mit, anche se non detto a chiare lettere, è contraria alla prosecuzione dei lavori della Torino-Lione. Peccato che al suo fianco al Mit sieda il sottosegretario Armando Siri. Anche lui ottimista per una soluzione, anche se di segno opposto: «Nessuno è mai andato indietro, questa è la situazione, stiamo ragionando e stiamo trovando le giuste sintesi. Non vedo gamberi nel governo, non vedo gente che torna indietro». In mezzo, però, c'è l'avvocato del popolo, abile ad andare in corner, vista la sua passione per il calcio. «Sto studiando bene il dossier, dopo che è stato consegnato l'elaborato peritale degli esperti, quindi ci riuniremo per discuterne», dice pressato dai cronisti. Non a caso la commissione guidata dal professor Marco Ponti ha già redatto un supplemento di analisi alla costi-benefici sulla Tav, così come richiesto da Conte. I tempi però stringono, perché se non verranno pubblicati i bandi di gara di Telt entro marzo si rischia di perdere i 300 milioni di fondi europei. Qui lo "stratagemma" è pronto: ok alla stesura ufficiale, ma in base alla legge francese l'avvio di una gara con l'invito alle aziende interessate non comporta automaticamente l'obbligo di avviare i lavori. «Se partissero i bandi non mi preoccuperei. Nel diritto francese c'è la clausola di senza seguito, i bandi se dovessero partire rappresentano in realtà una ricognizione di 6 mesi», ha spiegato Toninelli. Centottanta giorni di ossigeno senza penale: non male per un governo gialloverde che guarda l'orologio come giudice del suo destino.

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