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Tav, quel sospetto. Perché Salvini contesta i dati

Matteo Salvini

La Lega non molla sulla Tav e si apre lo scontro con il Movimento 5 Stelle

Silvia Sfregola
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La Lega non molla sulla Tav e si apre lo scontro con il Movimento 5 Stelle. Anche se l'ha letta praticamente per ultimo, Matteo Salvini sapeva perfettamente che dall'analisi costi-benefici ordinata da Danilo Toninelli sarebbe uscito un quadro mefitico. Quindi, all'appuntamento con la madre di tutti i dossier cinquestelle ci è arrivato preparato: il progetto si può rivedere, ma l'opera deve andare avanti. Questa è la posizione del ministro dell'Interno, che rivela di aver avuto feedback da approfondire: «Chi l'ha letta mi dice che ci sono dati un pò strani...». Il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, è ancora più diretto: «Pensare di non realizzarla non la vedo un'ipotesi percorribile, l'analisi costi-benefici non è il Vangelo». Non la pensano così i Cinquestelle. Luigi Di Maio, che ha disertato anche il vertice a Palazzo Chigi con Salvini e il premier Giuseppe Conte, continua a evitare i riflettori, ma a ribadire la posizione del suo gruppo ci sono il ministro delle Infrastrutture e i parlamentari. Il botta e risposta è serrato e i toni molto alti. Alessandro Di Battista si augura che Salvini «legga l'analisi» perché «la sua è una posizione ideologica e non concreta». La redditività della Tav «è quasi inesistente, è un anacronismo del secolo scorso. Anche la Lega si convinca a fermare questo inutile mastodonte», rincara Mauro Coltorti, il presidente della commissione Trasporti di Palazzo Madama, che il capo politico M5S indicò per il Mit nella scorsa campagna elettorale. Un fuoco di fila che prosegue con tutti i senatori pentastellati della commissione Lavori pubblici: «L'Italia ha bisogno di infrastrutture per essere competitiva, ma non di sperperi abnormi come sarebbe la Tav se venisse portata avanti». Il messaggio alla Lega è chiaro: «Il buon senso deve prevalere». Dal Carroccio, però, è il sottosegretario alle Infrastrutture e trasporti, Armando Siri a rispondere, provando a non alzare troppo il livello dello scontro: «Ci sono resistenze» degli alleati, ma «sedendoci al tavolo una soluzione si può trovare», anche se chiarisce che «bisogna vedere il metodo con cui sono stati decisi quali sono i costi e quali i benefici dell'analisi». Ricordando le settimane che hanno preceduto la fine dei lavori della commissione sulla Tav, però, non riesce a evitare di togliersi un sassolino dalla scarpa con il suo ministro: «Io non l'ho visto questo documento, Toninelli non me l'ha fatto vedere e quando gliel'ho chiesto disse che l'avrebbe dato a Salvini. Chiedi e ti sarà dato, bussa e ti sarà aperto, ma se dietro la porta non c'è nessuno o c'è Toninelli...». A riflettori spenti, la Lega storce il naso per il fatto che nella commissione che ha studiato la Torino-Lione la maggioranza era composta da esperti contrari all'opera, ma questo argomento non ferma i soci di governo: «È un danno», insiste il M5S. Che chiede investimenti «in manutenzione del territorio e opere utili per il Piemonte e l'Italia» non su «un'opera inutile che sarebbe pronta nel 2030 e farebbe 'risparmiarè solo 40 minuti di tempo». Toni forti che, stando alle rassicurazioni di Salvini, non mettono a rischio la tenuta del governo. Ma di sicuro scava nella roccia di una maggioranza che non sembra più così granitica.

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