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Diciotti e quello che non dicono. Salvini: "Il processo sarebbe..."

I 5 stelle prendono tempo: studiamo le carte per decidere cosa fare

Silvia Sfregola
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"Tutti mi hanno detto: Matteo non sarebbe una lesione nei tuoi confronti ma un'invasione di campo senza precedenti. Il Senato dovrà dire se quello che ho fatto l'ho fatto per interesse pubblico o per una mio capriccio". Il caso Diciotti e il voto sull'autorizzazione a procedere nei confronti del ministro Salvini, è il più scottante e il più impellente nel governo gialloverde. Con Conte che cerca di fare da scudo e il leader della Lega che minimizza, il Movimento, per ora, si nasconde dietro le carte. Infatti il vicepremier, come per dare un assist all'alibi grillino, ribadisce che "anche se ognuno vota secondo coscienza, chiunque legga i documenti, non può negare che si sia trattato di un atto di governo". E ancora: "Lascio ai M5s la loro scelta, ma penso che voteranno di conseguenza, avranno le idee chiare". Poi però rimarca il concetto: "Il processo sarebbe un'invasione di campo", lasciando intendere che oggi è capitato a lui e domani potrebbe capitare a qualsiasi ministro essere indagato per "aver tenuto fede a una linea politica". Il capo della Lega ribadisce che lui sarebbe andato davanti a un tribunale ordinario, ma i suoi amici lo hanno portato a riflettere e quindi a cambiare linea. Si sostiene, da più parti, che il governo non cadrà certo sulla Diciotti, ma l'ala intransigente del Movimento è in grande affanno. Per ora l'ordine di scuderia è rispondere "stiamo studiando le carte" ma le fughe in avanti di alcuni non sono certe sfuggite. E allora Conte, da giurista, sostiene che «parlare di immunità è uno strafalcione giuridico". Per il premier, non si tratta di un voto salva-Salvini ma qualcosa di molto più serio. È tutto il governo che è in ballo, è il ragionamento, e di questo tutti i senatori devono rispondere.

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