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Quel pasticciaccio brutto dei profughi

Il Cara avrebbe dovuto continuare ad operare per altri tre anni. La gara era fatta. Ma dopo l'ispezione della Prefettura si è decisa la chiusura immediata

Luca Rocca
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Lo sgombero del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto, poco fuori Roma, potrebbe essere il prodotto di un inaspettato cortocircuito politico-burocratico che nessuno avrebbe voluto. Se ieri, dunque, le scene di immigrati (grandi e piccoli) portati via senza tanti complimenti (in alcuni casi non si sa nemmeno dove) hanno prodotto l'ennesima lite fra Fabio Fazio e Matteo Salvini (per il primo siamo di fronte a «un'ulteriore prova di disumanità e incoerenza» che «aumenta disperazione e ingiustizia»; per il secondo, Fazio «il milionario (a carico degli italiani) più si arricchisce, più perde il contatto con la realtà», è forse necessario mettere a fuoco ciò che ha prodotto il caos e le polemiche intorno al Cara che ospitava 535 persone titolari di protezione umanitaria o richiedenti asilo in attesa di conoscere il proprio destino. La gestione del Centro era affidata a una cooperativa della Basilicata, l'Auxilium, che aveva in mano un contratto triennale scaduto il 31 dicembre del 2018. Ma prima della scadenza, ecco il punto, il ministero dell'Interno aveva... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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