Lega e M5S si scannano sulla Tav
Il partito di via Bellerio cavalca l'onda del Sì alla Torino-Lione
La Lega spara a difesa della Tav ma i suoi sono colpi a salve. Il Carroccio scende in piazza a Torino, ribadendo il suo "sì" all'opera ma, sul tema, sembra comunque non essere disposto ad arrivare allo scontro finale con l'alleato 5 Stelle che, al contrario, basa il suo consenso sulla bocciatura della Torino-Lione. Meglio quindi trovare un compromesso, una 'sintesi giallo-verde', si auspica il capogruppo leghista alla Camera, Riccardo Molinari che dal capoluogo piemontese rimanda al mittente gli alert sul contratto di governo lanciati dal capo politico M5S e vicepremier, Luigi di Maio. "Un conto è fare una valutazione attenta su come realizzare l'opera, renderla più efficiente e tagliare eventuali sprechi, un conto è mettere in discussione la realizzazione stessa", avverte Molinari. Entrambe le parti tentano di placare le fibrillazioni politiche che la presenza della Lega in piazza ha creato: nessuna frattura, precisano i leghisti mentre il ministro del Lavoro ammette di non sentirsi "scandalizzato" per le posizioni dell'alleato perché tanto, ricorda, a valere è il contratto. E proprio all'accordo siglato tra Lega e M5S rimanda Matteo Salvini quando spiega che, in effetti, nel documento sono inseriti anche i referendum propositivi. Dunque, suggerisce il leader del Carroccio, se alla fine non si troverà una sintesi ben venga la consultazione popolare. Scelta, questa, che permetterebbe alla Lega di lasciare libertà di voto alla base del partito, che ha il suo bacino elettorale in quel Nord produttivo che spinge per la Tav e le grandi opere, senza che gli esponenti di governo si debbano scontrare apertamente con i colleghi pentastellati, portando a un'eventuale rottura. D'altra parte, il tema continua a dividere i due alleati, isolando il Movimento 5 Stelle e la sinistra radicale, e saldando un fronte che va dal Pd a Forza Italia, Lega e Fdi, tutti presenti in piazza a Torino in una manifestazione volutamente apartitica ma fortemente 'politica'. Il padrone di casa, il presidente piemontese Sergio Chiamparino torna a chiedere al Governo di decidere e alla Lega di assumersi "la responsabilità di far decidere in fretta". Maurizio Martina, candidato alla segreteria del Pd, in proposito rincara: "non funziona stare in piazza mezz'ora e poi andare al Governo e bloccare l'opera, se si è qui ora per il sì, allora poi si è anche per il sì lunedì a Palazzo Chigi". Per l'azzurro Toti invece "oggi la Lega dà un segnale e Matteo Salvini ha messo le cose in chiaro: non è ipocrita che il Carroccio manifesti a Torino, la modernizzazione del Paese è nel dna del centrodestra". Dello stesso avviso le capogruppo forziste alla Camera e al Senato, Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini, secondo cui bloccare l'opera sarebbe un danno irreparabile. Sul fronte 5 Stelle torna a far sentire la sua voce Beppe Grillo, ricordando che la Tav è "costosa e inutile" mentre il ministro Danilo Toninelli riporta l'attenzione ai numeri "perché poi quell'opera dovrebbero pagarla in 60 milioni, Lampedusa compresa" e il governo, sostiene, ha il dovere "di usare al meglio i soldi di tutti gli italiani". A fine mese, quando l'analisi costi-benefici sarà completa e pubblica, tutti dovranno finalmente scoprire le carte.