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Scoppia il caos sulle trivelle nel Mar Ionio. Di Maio: "Tutte bugie, le ha volute il Pd"

Il ministro dell'Ambiente Costa: "Mai autorizzate. E mai lo farò"

Carlo Antini
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Sono di nuovo le trivelle a far infuriare attivisti a 5Stelle e ambientalisti. Stavolta però il Movimento è al governo. E diversi esponenti della base pentastellata si sono sentiti traditi quando hanno letto, sul sito del ministero retto da Luigi Di Maio, il Bollettino degli idrocarburi che prorogava diverse concessioni, avversate con forza quando i grillini ancora non erano al potere. Potranno essere prelevate risorse a Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, e nella vicina San Potito. A Sud hanno avuto luce verde tre permessi di ricerca in mare: due presso Santa Maria di Leuca, l'altro a Crotone. Tutto ad opera del ministero dello Sviluppo economico, guidato proprio da Luigi Di Maio, capo politico del Movimento fondato da Beppe Grillo. Che, però, su Twitter risponde alle accuse scaricando sul Pd: «Oggi mi si accusa di aver autorizzato trivelle nel mar Ionio. È una bugia. Queste "ricerche di idrocarburi" (che non sono trivellazioni) erano state autorizzate dal Governo precedente e in particolare dal Ministero dell'Ambiente del Ministro Galletti che aveva dato una Valutazione di Impatto Ambientale favorevole. A dicembre, un funzionario del mio ministero ha semplicemente sancito quello che aveva deciso il vecchio Governo. Non poteva fare altrimenti, perché altrimenti avrebbe commesso un reato. Quando il Pd ha dato l'ignobile parere favorevole un anno e mezzo fa, nessun giornale aveva messo la notizia in prima pagina. Ora che il Mise ha semplicemente ratificato quello che il Pd aveva deciso, è diventata una notizia. Inoltre sono contento che il Ministro dell'Ambiente Costa, appena si è insediato, abbia deciso di sciogliere quella commissione che aveva dato l'ok a questa porcata», dice ancora. Ha cercato di calmare le acque il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, puntando il dito contro il suo predecessore. L'ok del Mise sarebbe stato un «compimento amministrativo obbligato di un sí dato dal ministero dell'Ambiente del precedente governo». La colpa deve essere data a «quella cosiddetta sinistra amica dell'ambiente», mentre «noi siamo e resteremo contro le trivelle» e «quello che potevamo bloccare abbiamo bloccato». Il ministro promette che non firmerà alcuna trivellazione. Ma in realtà, almeno a sentire i Verdi, si starebbe «arrampicando sugli specchi». Il leader degli ecologisti, Angelo Bonelli, ricorda che gli uffici del dicastero dell'Ambiente hanno dato pareri positivi non solo per le trivellazioni in Adriatico, ma anche alla Shell nell'area dell'entroterra del parco di Lagonegrese, in Basilicata. Si tratta di 347 km quadrati dove si potrà effettuare ricerca sismica attraverso geofoni attivati da cariche esplosive. Pure il pentastellato Davide Crippa, sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico, sostiene che le autorizzazioni concesse siano «la conseguenza obbligata, per legge, dell'ennesima scelta assurda ereditata dal passato governo». L'esecutivo, secondo Crippa, aveva due alternative: bloccare le autorizzazioni, ma «con forte rischi di impugnazione e non ottenendo alcun risultato», oppure «lavorare per una proposta normativa». Ed è ciò che promette di fare, inserendo all'interno del decreto legge "Semplificazioni" un emendamento per bloccare 40 permessi pendenti. Ma queste rassicurazioni non convincono il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il quale assicura battaglia a «Di Maio e Costa, che sono come Renzi e Calenda». Il governatore promette che impugnerà le nuove autorizzazioni rilasciate dal Mise, perché «ci siamo sempre battuti in difesa del nostro mare e continueremo a farlo».

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