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Manovra, la fiducia passa con 327 sì

I contrari sono stati 228 e un solo astenuto

Carlo Antini
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Al fotofinish, giusto in tempo per evitare l'esercizio provvisorio. La Camera ha votato la fiducia alla Manovra con 327 voti favorevoli e 228 contrari. Un voto e un dibattito caratterizzato dalle proteste, con una sorta di flash-mob dei deputati di Forza Italia, che, indossando gilet azzurri contro la Legge di Bilancio, prima hanno interrotto i lavori dell'aula e poi hanno continuato la manifestazione in Transatlantico e in piazza. In realtà la tensione non si è mai spenta durante i giorni di discussione. Seduti nei banchi del governo il premier Conte, il vicepremier Di Maio che è rimasto seduto tra i banchi del Movimento, il ministro dell'Economia Giovanni Tria, quello dei Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro e il collega dell'Istruzione Marco Bussetti. Una manovra approvata all'ultimo miglio, con l'aula ancora calda di urla, insulti e polemiche per l'esame a tappe forzate e con i tempi molto ristretti imposti dalla maggioranza, senza la possibilità di una discussione nel merito in Commissione Bilancio. Una corsa che ha bruciato una serie di passaggi parlamentari come la votazione degli emendamenti e che ha fatto quindi urlare le opposizioni che parlano di «vilipendio del Parlamento e della Costituzione» e di «una manovra approvata a scatola chiusa». Accorato e tagliente l'intervento di Graziano Delrio che evoca «una delle pagine più buie della storia della Repubblica» e sottolinea come ci sia stata la violazione di un «esercizio sacrosanto garantito dalla Costituzione». Non meno tenero è stato Gianfranco Mulè di Forza Italia che, diretto ai banchi del governo tuona: «Votatevela voi questa manovra, al buio, bendati e obbedienti a chi ve l'ha scritta e imposta. Votatevela da soli  la manovra dello sbandamento e dello smarrimento, approvatevelo da soli un provvedimento che paralizza il  presente e ipoteca il futuro». Arriva poi, a stretto giro, il j'accuse di Silvio Berlusconi che bolla la manovra come «un mix di pauperismo e dilettantismo che l'Italia non può permettersi di subire a lungo» e annuncia la rivoluzione dei gilet azzurri in tutte le piazze d'Italia. Uno dei maggiori bersagli delle opposizioni è stato ancora una volta il presidente Roberto Fico, con Emanuele Fiano che rimprovera la terza carica dello Stato di non aver censurato una deputata Cinquestelle, Teresa Manzo, che aveva accusato i dem di aver aiutato i «truffatori». Fiano chiede «imparzialità» a Fico e anche di poter continuare ad avere fiducia nel suo ruolo.  Altri deputati Pd bersagliano il presidente che assiste con aplomb all'escalation di rabbia. Il via libera finale della Manovra è atteso domenica 30 dicembre. Poi toccherà al Colle che firmerà la Legge di Bilancio in zona Cesarini.

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