Reddito cittadinanza, Salvini avverte i furbetti: "Nemmeno un euro"
E promette: "Autonomia entro febbraio"
Natale in visita agli anziani dell'Opera Pia Cardinal Ferrari di Milano per Matteo Salvini e in famiglia per Luigi Di Maio. Anche nel giorno di festa i due vicepremier non dimenticano il proprio ruolo politico: e mentre il capo politico del Movimento 5 Stelle annuncia che trascorrerà il Capodanno con Alessandro Di Battista, rientrato in Italia, il leader leghista torna a parlare della manovra. In particolare, del reddito di cittadinanza, lanciando un monito: "Chi ha un ricco conto in banca e pensa di fare il furbo, aggiungendo euro a euro, non ne vedrà uno". E su come il governo intenda impedire di usufruire del reddito di cittadinanza a chi non ne ha diritto, Salvini spiega che si stanno incrociando tutte le banche dati "stiamo incrociando i redditi, ovviamente se uno ha due o tre case, o due o tre macchinoni, non vedrà un centesimo di euro". Obiettivo, ricorda, è "aiutare gli ultimi, i dimenticati, quelli che il lavoro non lo cercano neanche più, a venti o a cinquant'anni". Le perplessità della Lega sul reddito di cittadinanza non sono una novità. Da sempre i leghisti, dando voce alla base elettorale del Nord produttivo, la ritengono una misura più 'assistenzialistica' che non stimola i beneficiati - concentrati soprattutto al Sud, altro elemento di attrito - alla ricerca di un'occupazione. La prova del nove con l'alleato pentastellato di governo si avrà comunque dopo la Befana quando il Consiglio dei ministri approverà il decreto con le nuove norme. Intanto, Salvini annuncia che, insieme a quota 100, il reddito di cittadinanza arriverà all'inizio dell'anno. Sono entrambi provvedimenti "che riguardano milioni di italiani che avranno di più rispetto a quello che hanno avuto negli anni passati: diritto alla pensione, diritto a un lavoro e a ritrovarlo se l'hanno perso, conto che entro la primavera si parta con tutti". Il ministro dell'Interno ammette laconico che se in manovra "c'è qualcosa da migliorare lo faremo": ad esempio sul fatto che l'innalzamento dell'Ires per l'Opera comporterebbe un aggravio di 15 mila euro Salvini non si sbilancia ma ribadisce "rimedieremo". Il leader leghista ritorno poi sulla spinosa questione della maggiore autonomia rivendicata da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. "Ci siamo dati dei tempi, entro metà gennaio la decisione finale dei ministri, entro metà febbraio la proposta finale del governo alle regioni che hanno chiesto l'autonomia", promette il ministro e segretario della Lega, smentendo il collega pentastellato Luigi Di Maio che invece parla di "contrattazione lunga con le regioni". Non sarà così. Anzi Salvini fa notare che "altre regioni si stanno aggiungendo, sia a Sud, sia a Nord", nella richiesta di autonomia. "E' un passaggio storico, perché i soldi più vicini sono spesi dagli stessi cittadini: meno si ruba, meno si spreca e meno si spende - ricorda - Credo quindi sia una delle altre promesse che manterremo entro la primavera anche in questo caso".