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Manovra, il Governo incassa la fiducia. Ma l'accordo sui tagli non c'è

Via libera al provvedimento (con 330 voti a favore, 219 contrari e un astenuto) che cambierà al Senato

Silvia Sfregola
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Due mesi e mezzo dopo i festeggiamenti dal balcone di palazzo Chigi, il governo incassa la fiducia della Camera su una manovra destinata a cambiare profondamente nel prossimo passaggio parlamentare, al Senato, a partire proprio da quel 2,4% di deficit sbandierato lo scorso 27 settembre come un trionfo. Con 330 sì, 219 no e un astenuto  i deputati hanno dato il via libera al maxi-emendamento in cui sono racchiuse le novità apportate al testo dal lavoro in commissione, in attesa delle modifiche ben più corpose che arriveranno a palazzo Madama, dai provvedimenti bandiera come reddito e pensioni di cittadinanza e quota 100, ai tagli dei fondi all'editoria e alle pensioni d'oro.  Un lavoro che non si preannuncia facile, come del resto non sono stati facili per il governo gli ultimi mesi. Bruxelles aspetta ancora una risposta, un cambio di rotta chiaro e preciso che possa evitare all'Italia la procedura di infrazione: non è un caso se il paventato incontro Conte-Juncker, annunciato da parte italiana per martedì, non sia mai stato segnato nell'agenda del presidente della commissione. Le buone intenzioni non bastano, l'Ue vuole vedere i nuovi impegni italiani nero su bianco entro il 19 dicembre. E per ora, non ci sono. Sia Lega che M5s non sembrano disposti a ridurre il deficit verso quel 1,9%-2% sperato da Bruxelles, anche se in entrambe le forze ci sono posizioni diverse. E complessivamente, nel governo gialloverde le spaccature e le differenze di vedute restano su diversi punti, nonostante il susseguirsi di vertici e incontri, mentre il ministro dell'Economia Giovanni Tria sembra sempre più in difficoltà. L'interessato ha smentito le - ennesime -  voci di sue dimissioni rilanciate dai giornali. Anche dal M5s, con cui negli scorsi mesi c'è stato più di un attrito, si è levata in sua difesa la voce del leader Luigi Di Maio che ha smentito l'esistenza di un "caso Tria". «I rapporti ottimi, sta facendo un ottimo lavoro nel lavoro di mediazione con l'Ue. Smentisco questa voce di dimissioni, squadra che vince non si cambia». Ma come giovedì è stata notata l'assenza del titolare dei conti pubblici nel vertice di palazzo Chigi con premier e vicepremier, venerdì, mentre si votava la fiducia alla manovra e il Cdm si riuniva per approvare la nota di variazione, non è passata inosservata la sedia vuota del ministro, primo firmatario della manovra, che ha scelto invece di partecipare alla prima della Scala a Milano. La partita dei numeri - e politica - si giocherà la prossima settimana al Senato, quando sono attesi gli emendamenti sul superamento della Fornero e sul reddito di cittadinanza: probabilmente, alla ricerca di risorse per venire incontro alle richieste dell'Ue, verranno riviste le coperture, rispettivamente 6,7 miliardi e 9 miliardi. «Le relazioni dei tecnici ci stanno indicando che potrebbero servire meno soldi per la stessa platea», ha assicurato Di Maio. Che nel frattempo deve fare i conti con l'insofferenza leghista: l'emendamento su quota 100, portato avanti dal Carroccio, sarebbe infatti già pronto, mentre il lavoro pentastellato sul reddito di cittadinanza non ha lo stesso passo. E i tempi sono strettissimi.

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