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Di Maio: "Nessun giallo sulle tessere". Bufera sul reddito di cittadinanza

Il ministro del Lavoro: "Ho dato ordine al mio staff di lavorare con Poste"

Carlo Antini
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Nessuna "manina" stavolta. «Nessun giallo», dice Luigi Di Maio. Mentre in Italia monta la polemica sulle card "fantasma" (così per lo meno le definiscono le opposizioni) mandate in stampa per coloro i quali avranno i requisiti per usufruire del reddito di cittadinanza, il ministro del Lavoro, da Bruxelles, interviene a chiarire: «Già da due settimane ho dato ordine al mio staff di lavorare con Poste per avviare il sistema del reddito di cittadinanza, e questo include anche la stampa delle tessere», dice di fronte alle telecamere, dichiarandosi felice per i consensi ricevuti sul provvedimento sia a Berlino che con la Commissione Ue. La precisazione si era resa necessaria dopo che mercoledì, nel salotto tv di "Otto e mezzo", la viceministro all'Economia Laura Castelli aveva ribadito quanto già annunciato dal capo politico M5S senza però fornire ulteriori elementi di chiarezza, anzi: «È vero che si stanno stampando le tessere e la platea dovrebbe essere di cinque milioni e mezzo di persone, circa. Quando pubblicheremo il progetto completo, avrete il testo e si vedrà chi le stampa e tutti i dettagli. Io e Luigi abbiamo lavorato insieme a come si costruisce il reddito di cittadinanza. Io lo so e vi garantisco che è molto innovativo», si era limitata a dire, attirando su di sé le ire e le ironie delle opposizioni che già parlavano di "tipografie carbonare". In realtà nessun provvedimento ufficiale è ancora stato reso noto, al punto che il presidente Inps Tito Boeri, si è affrettato a prendere le distanze dalla cosa: «Noi non siamo minimamente coinvolti. Non ho nessuna notizia a riguardo e non abbiamo nessuna comunicazione su questo. Non spetta a noi per altro, mi meraviglierei se chiedessero a noi di farle», ha tagliato corto. Dal Pd Bini e Malpezzi chiamano in causa Conte: «Sono state stampate le tessere per il reddito di cittadinanza? A questo punto pretendiamo una risposta pubblica dal Presidente del Consiglio. Siamo di fronte ad un danno erariale o all'ennesima bufala? Siamo pronti a denunciare Di Maio e Castelli», dicono. Mentre i loro colleghi Alessia Morani e Luciano Nobili decidono direttamente di "citofonare" al ministero del Lavoro per chiedere spiegazioni al capo di gabinetto di Di Maio: «Da un'ora siamo sotto il ministero del Lavoro, due parlamentari della Repubblica con una richiesta di accesso agli atti, ma non ci fanno neanche salire - denunciano in un video su Facebook - Noi non ce ne andiamo finché non ci danno risposta». E anche da Forza Italia Francesco Paolo Sisto attacca: «La spiegazione data dal ministro Di Maio risponde a un interrogativo, visto che ora sappiamo che se ne sta occupando Poste, ma ne apre altri: dall'opportunità di una iniziativa priva di qualsiasi base normativa, fino alle modalità di individuazione del soggetto deputato alla stampa». E Mara Carfagna chiama in causa Totò e Peppino pubblicando una scena del film «La Banda degli onesti» nella quale i due attori sono impegnati a stampare banconote false. Il "giallo" resta, insomma. Il reddito di cittadinanza, in ogni caso, prenderà forma nei primi mesi del 2019, quando per decreto si stabiliranno i criteri per usufruire del provvedimento e come verranno suddivisi i 7 milioni messi a bilancio nella manovra e difesi con le unghie e con i denti dal vicepremier pentastellato di fronte agli alleati di Governo e alle istituzioni europee.

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