Di Maio, il padre, il lavoro nero: "Sapevo della causa. Ma sono stato corretto"
E il vicepremier pubblica i documenti della società
Il vicepremier Luigi Di Maio prova a tenere a distanza il caso dei dipendenti in nero nell'azienda del padre. "Oggi, come promesso, pubblico i documenti che dimostrano l'assunzione nell'azienda di mio padre e le relative buste paga per il periodo di lavoro", scrive il ministro dello Sviluppo economico, in un post sul blog del M5S a proposito dei suoi rapporti con l'azienda del padre. "Pubblico nuovamente - aggiunge - viste le menzogne che circolano, le mie dichiarazioni patrimoniali e di reddito da quando sono parlamentare e da quando sono ministro". Uno dei documenti pubblicati da Di Maio è una lettera di assunzione nell'azienda di famiglia con la qualifica di operaio e la mansione di manovale. Il rapporto di lavoro, a tempo determinato, va dal 27 febbraio 2008 al 27 maggio dello stesso anno. Il totale della retribuzione è di 1.348,81 euro. Dai documenti "potrete vedere come la mia quota di partecipazione senza funzioni di amministratore o sindaco nella società Ardima sia sempre stata regolarmente dichiarata a partire dal 2014. A dimostrazione ulteriore che i fatti denunciati non riguardano il periodo in cui sono socio dell'azienda". "Pubblico subito questi documenti - aggiunge - perché sono immediatamente reperibili. Pubblicherò anche gli altri richiesti, non appena saranno state ultimate tutte le verifiche necessarie. Massima trasparenza, sempre", conclude. La vicenda parte dalla denuncia di un ex dipendente del padre di Di Maio raccolta da Le Iene. Concittadino di Pomigliano d'Arco (Napoli), Salvatore Pizzo, detto Sasà, lavorava nell'azienda edile che da trent'anni porta avanti il padre di Luigi, Antonio, prima intestata alla madre Paolina Esposito e confluita poi nel 2012 nell'Ardima srl, di proprietà al 50% del ministro e della sorella Rosalba. La trasmissione Mediaset ha anche ipotizzato: "Tra i dipendenti in nero impiegati dal padre del vicepremier potrebbe esserci lo stesso Luigi Di Maio?". La replica del vicepremier è arrivata con la pubblicazione dei documenti sul blog del Movimento. In precedenza Di Maio aveva commentato la vicenda a margine del Restitution Day dei consiglieri regionali abruzzesi. "Va bene che si facciano rilievi su tutta la mia famiglia fate tutti gli accertamenti che dovete fare, io quello che non sopporto è come possa essere paragonato ad una ministra che andava a faceva il giro delle banche e delle autorità indipendenti per salvare la banca del padre. Io sono qui per dare tutte le spiegazioni possibili per fatti che risalgono a più di dieci anni fa di mio padre e come fatti, non da mio padre, prendo le distanze. In questo caso io non ho fatto il giro delle sette chiese per salvarlo, io sono qui a dirvi che se qualcuno ha sbagliato, io dieci anni fa avevo 20 anni", ne prendo le distanze". Secondo quanto riporta il Corriere, Di Maio sostiene: "La causa presentata da un dipendente è contro la vecchia ditta di famiglia (in cui io non c'ero) e tra l'altro dà ragione a mio padre in pieno, in primo grado. Una causa che si trasferisce alla seconda azienda nata nel 2013 come tutti i crediti, debiti, dotazioni e beni strumentali", dice sulla vertenza contro la Ardima. Il ministro e vicepremier rigetta anche le accuse di aver omesso nel suo curriculum il fatto di essere socio al 50% dell'azienda insieme alla sorella Rosalba. "Sono diventato socio dopo la mia elezione in Parlamento", dichiara Di Maio.