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Tra Conte e Juncker resta solo una cena

Il premier assicura: "Non litighiamo, we are friends"

Silvia Sfregola
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Qualche mese in più per dimostrare che ci saranno effetti positivi sull'economia italiana, senza però fare nessuna rinuncia sulle misure cardine. Dopo la bocciatura della manovra italiana, per il governo è un sabato fondamentale: il premier Giuseppe Conte e il ministro dell'Economia Giovanni Tria sono infatti volati a Bruxelles per incontrare a cena (durata quasi due ore) il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e Pierre Moscovici. Si apre così il tavolo del dialogo, "che dobbiamo tenere aperto nell'interesse reciproco", spiega dopo l'incontro il primo ministro. Che ammette di non aver parlato di «saldi finali, e "di non aver posto alcuna rinuncia alle riforme qualificanti". L'obiettivo dei mediatori italiani - Di Maio dixit - è cercare un primo approccio con Bruxelles e soprattutto chiedere tempi lunghissimi per l'avvio della procedura di infrazione per debito eccessivo a cui l'Italia rischia di andare incontro nei prossimi mesi. Conte da Palazzo Berlaymont però rilancia: "Confido che il dialogo con l'Ue possa portare a evitare la procedura, sono sempre ambizioso". Intanto sei mesi servono tutti, per superare lo scoglio delle elezioni europee e far sì che gli investimenti previsti abbiano effetti ricostituenti per le nostre imprese. Ok allora a "rimodulazioni" in Parlamento per la manovra, puntando appunto su qualche miliardo in più dalla spending review da gestire con Investitalia. Attenzione però, perché le "riforme qualificanti del nostro programma non si toccano". Sì, perché come conferma il vicepremier Luigi Di Maio da Palermo, su reddito di cittadinanza e quota 100 »non è ipotizzabile alcuna riduzione della platea. Le riforme non verranno ridimensionate". Il collega Matteo Salvini esclude un maxiemendamento per i due provvedimenti, ma poi lascia la porta socchiusa: "La manovra non è un pacchetto chiuso". La scorciatoia non è facilissima, ma forse è possibile scorgerla. L'idea è quella di slittare i tempi di reddito e riforma pensioni a maggio 2019, risparmiando così qualche miliardo da usare per sgravi fiscali e per la filiera delle pmi private. Conte poi è deciso ad agire sul codice degli appalti, convinto che la semplificazione della burocrazia possa trasformarsi nel volano per la crescita. L'importante è che l'Ue almeno fino a gennaio non renda pubblica la raccomandazione sui conti, permettendo così al governo di rimodulare appunto molte misure e di evitare un peggioramento della tempesta sui mercati. Il nuovo jolly? Toni "bassi" ripetono dalla serata di Bruxelles, per far scendere lo spread. La conferma arriva indirettamente da Di Maio, che spiega come "noi abbiamo piena fiducia nelle istituzioni europee. Siamo disponibili anche a ragionare sulla dismissione di alcuni asset strategici". Anche sulle dismissioni però, i dubbi della Ue rimangono: forse servirà tempo anche a Bruxelles per considerare la nuova exit strategy italiana. La parola d'ordine del premier in trasferta è tempi distesi: la trattativa è aperta e al momento nessuno scopre le sue carte.

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