Edilizia agevolata
Caos affrancazioni, l'emendamento resta. E le famiglie "condannate" sperano
Caos affrancazioni, l'emendamento salva-famiglie vive e martedì sarà in Aula. Positivo il verdetto del Senato che non ritira il provvedimento, atteso da migliaia di famiglie condannate a risarcire fino a 300 mila euro per case in edilizia agevolata rivendute 10 anni prima a prezzi di mercato. Lunedì però l'ultima verifica in Commissione Bilancio. "Scongiurata per ora la grande paura, il Senato non ritira l'emendamento che impedisce a migliaia di famiglie di finire sul lastrico". A dare la notizia il presidente del "Comitato Venditori 18135", Paolo Visintin: "L’emendamento salva famiglie è ancora dentro, non è stato ritirato - spiega Visintin - Al temine degli incontri in Senato si è preso atto della volontà di tutte le parti politiche e coinvolte di trovare la migliore soluzione a questo grave problema". Una storia pazzesca. "Siamo vittime di una normativa che non era ancora stata definita, e ora i nostri acquirenti, che ci hanno fatto causa, vogliono metterci sul lastrico guadagnandoci due volte dopo aver rivenduto a loro volta a prezzi di mercato" dicono le famiglie riunite nel "Comitato Venditori 18135" . Sono loro a spiegare che l'emendamento che li salverà dalla strada "non è un condono". "Tale proposta normativa cerca di risolvere il dramma di moltissime famiglie che - spiegano -, a seguito di un mutato orientamento della giurisprudenza, si trovano nella situazione di dover restituire agli acquirenti dell’abitazione venduta anteriormente al settembre 2015 cifre considerevoli (non di rado superiori ai 200.000 euro). La proposta permetterebbe a tutti gli interessati (venditori e acquirenti) di liberare l’immobile dal vincolo del prezzo massimo di cessione, versando al Comune oneri concessori integrativi". E ancora. "Il meccanismo di affrancazione allo studio (per la liberazione dal vincolo del prezzo imposto) introduce, come unica novità, la possibilità per chiunque vi abbia interesse (e non più solo per l’attuale titolare del bene) di poter chiedere l’affrancazione: in tal modo si intende evitare eventuali intenti speculativi da parte di chi, liberandosi dal vincolo, potrebbe poi immediatamente rivendere a prezzo libero dopo aver anche ottenuto da parte del venditore la restituzione della differenza tra il prezzo imposto e quanto invece pattuito in sede di acquisto". "Non si tratta di condono - continuano -, in quanto non c’è alcuna imposta da assolvere, e di conseguenza non c’è alcuna imposta da condonare. Inoltre I cittadini hanno sempre agito in completa buona fede, nel rispetto delle regole imposte da un intero "sistema" e dal diritto vivente per 40 anni".