coincidenze
La verità sul concorso di Conte
Spunta l’ombra di Di Maio e dei 5 Stelle dietro il concorso universitario a cui è stato costretto a rinunciare il presidente del Consiglio. Il caso ebbe una grande eco mediatica, tanto che Giuseppe Conte, il 10 settembre scorso, decise di non partecipare all’esame di «inglese legale». Ultimo test per poter ambire alla prestigiosa cattedra di Diritto privato alla facoltà di Giurisprudenza de La Sapienza di Roma, che per molti anni è stata del suo maestro Guido Alpa. Quando la storia saltò fuori il premier disse di non vederci nulla di male: «Non c’è alcun conflitto d’interessi». Poi, però, si ritirò per placare le polemiche. Caso chiuso? All’epoca pareva proprio di sì. Invece c’è dell’altro. E le tracce portano direttamente al MoVimento 5 Stelle. Per prima cosa bisogna dare uno sguardo agli altri due candidati in gara. O almeno a uno dei due. Il concorso, infatti, è andato avanti. La prova d’inglese, rinviata a settembre a causa di Conte, si è tenuta pochi giorni fa. A contendersi la cattedra sono stati i professori Mauro Orlandi e Giovanni Perlingieri. Questi nomi ai più possono non dire nulla. Ma gli esperti del settore sanno che il secondo non è un docente qualsiasi. È figlio del rinomato professore Pietro Perlingieri e nipote di Giovanni (da cui ha preso il nome) deputato della Democrazia Cristiana e membro dell’Assemblea Costituente. Fin qui nulla di male. Non è certo una novità che un giovane professore (ha 42 anni e insegna diritto privato all’Università di Napoli) abbia seguito le orme paterne. La sua è stata senza dubbio una carriera brillante. Quattro anni fa in Italia si contavano solo sei docenti con meno di 40 anni su 13mila ordinari. Qualcuno direbbe un predestinato. I suoi interessi e i suoi campi di attività sono molti. Perlingieri è socio fondatore della Sisdc, la Società italiana degli studiosi di diritto civile di cui il padre Pietro è il presidente. Nel consiglio direttivo siede anche... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI