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Inceneritori, scintille nel governo. Fico: mai a Napoli. Salvini: chi dice no provoca i roghi
Il tema è di quelli che bruciano. I due vicepremier trovano un nuovo terreno di scontro e questa volta sono i rifiuti in Campania e la Terra dei fuochi, temi cari, anche per appartenenza territoriale, al capo politico pentastellato. Dopo il condono, la Tav e gli insulti ai giornalisti si apre un'altra crepa nell'idilliaco (solo a parole) rapporto tra due leader del governo giallo-verde. "Ho passato ieri la giornata a Napoli ed erano tutti preoccupati per la salute. Devi fare delle strutture; perché in Lombardia ci sono 13 impianti e in Campania uno? Il rapporto non può essere di tredici a uno - ha detto Salvini, prima della registrazione di Nemo - Non c'è nel contratto? Vallo a spiegare ai bambini che fra due mesi respirano merda. Un'emergenza? Non lo dico io, ma quando il capo dei vigili mi dice che c'è il rischio di tornare alla situazione di 10 anni fa, devo fare qualcosa". Il ministro dell'Interno riparte così da ieri, da dove la discussione era stata interrotta e lo scontro sui termovalorizzatori nel governo gialloverde si inasprisce ancora di più oggi con un secco botta e risposta tra il leader della Lega e il presidente della Camera Roberto Fico. "È uno schiaffo forte a questa città e a questa Regione arrivare qui e dire che ci vuole un termovalorizzatore a provincia dopo le lotte che sono state fatte e dopo l'avanzamento delle nuove tecnologie". Così il presidente della Camera Fico commenta le parole di Salvini. "Ve lo assicuro, non si farà neanche un inceneritore in più ma molti più impianti di compostaggio per la frazione umida dei rifiuti solidi urbani, più differenziata e più impianti di trattamento meccanico manuale dove si ricicla il tutto". A dare il "la" alla lite esplosa ieri erano state ieri le dichiarazioni da Napoli di Salvini che aveva lanciato l'allarme sul rischio di un disastro ambientale nelle zone partenopee: "Occorre il coraggio di dire che serve un termovalorizzatore per ogni provincia, perché se produci rifiuti li devi smaltire". Il ragionamento del titolare dell'Interno è semplice, per rispondere all'emergenza servono degli inceneritori, che non solo risolverebbero il problema della "monnezza" ma farebbero da deterrente anche per la criminalità organizzata. Parole che avevano scatenano l'ira a stretto giro di Di Maio che ha sciovinato come un mantra la frase "non è nel contratto di governo". "La terra dei fuochi è un disastro legato ai rifiuti industriali (provenienti da tutta Italia), non a quelli domestici - aveva attaccato il pentastellato - Quindi gli inceneritori non c'entrano una beneamata ceppa". Termovalorizzatori, come del resto la Tav, sono due temi bandiera del Movimento 5 Stelle, senza contare che lo stesso Beppe Grillo sui rifiuti e lo smaltimento 'green' ci aveva messo la faccia. A sostegno del titolare del Mise arriva il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, che giudica "provocatoria" la tesi di Salvini anche perché "si è reso conto che è un momento di sofferenza". Secondo Costa infatti, "quando arriva l'inceneritore, o termovalorizzatore, il ciclo dei rifiuti è fallito". Nessuna provocazione, quella del leghista è proprio una strategia: "Io sono per costruire e non per i no, perché con i no non si va da nessuna parte. Questo vale soprattutto per gli enti locali, penso a tutti quei sindaci e alla stessa Regione Campania che ha sempre detto no, no, no e con i rifiuti cosa facciamo? Li facciamo gestire alla camorra?". Il vicepremier, in quota verde nell'esecutivo, ha le idee chiarissime: "Non vorrei che Napoli e la Campania avessero un'emergenza sanitaria. Quindi i rifiuti o spariscono, o evaporano, o li mangiamo, o li valorizziamo, o li mettiamo in discarica o li inceneriamo". La controreplica dal quartier generale del Movimento non si era fatta attendere "la camorra ha investito sul business degli inceneritori. Questo è il passato che non vogliamo più. Il futuro che vogliamo in tutta Europa e' senza inceneritori e senza camorra". Insomma la maggioranza si divide di nuovo e arriva sempre più vicina a una spaccatura, mentre i temi su cui si alzano e si incrociano le armi, di giorno in giorno, si fanno sempre più numerosi.