guerra tra vicepremier

Lite sul dl fisco. Conte: "Sabato consiglio dei ministri". Salvini: "Ho altri impegni"

Carlo Antini

Scambio di accuse tra M5S e Lega sul dl fiscale. I 5 stelle tengono la linea dura e annunciano di non essere disponibili a votare alcun condono penale sul riciclaggio né tantomeno a dare il via libera a uno scudo fiscale sui capitali esteri indigeribile per l’elettorato pentastellato. L’aut aut è che il testo del decreto torni alla versione originaria altrimenti, questo fanno trapelare fonti autorevoli di governo, il rischio di una crisi di governo c’è. Il «problema è politico» e deve essere risolto ha detto senza mezzi termini prima la viceministra all’Economia, Laura Castelli, e poi il vicepremier Luigi Di Maio. Ma anche la Lega tiene la linea dura con in testa il leader Matteo Salvini che esclude Cdm (poi convocato per sabato dal premier Giuseppe Conte che sottolinea «decido io») e che mette in evidenza che il provvedimento è stato approvato all’unanimità. Ma in una giornata molto difficile per l’Esecutivo, ciò che emerge è il rimpallo delle responsabilità tra i due soci di maggioranza del governo giallo-verde. E la caccia al capro espiatorio: la famosa ’maninà è quella di un tecnico del Mef, come ipotizza qualcuno nella maggioranza, o quella di un politico? E nei corridoi del Palazzo si rincorrono i nomi.In diversi - nella Lega ma anche nel Movimento 5 stelle - puntano il dito su Laura Castelli. Secondo quanto viene riferito da fonti governative di entrambi i partiti, la vice ministra pentastellata all’Economia sarebbe accusata di mancata efficacia nella gestione della formulazione del decreto: Castelli sostanzialmente non avrebbe compreso appieno il senso, l’impatto e le conseguenze dei provvedimenti condivisi. Da parte leghista, in particolare, si insiste sul fatto che il testo uscito dal Consiglio dei ministri, comunque ancora allo stato embrionale, rispecchiasse tutti i punti dell’accordo, condiviso da entrambi i partiti. Nel M5s la supervisione tecnica del testo era affidata a Castelli. E in diversi suggeriscono che vi siano state della mancanze da parte sua. Anche se secondo quanto viene riferito da chi ha parlato con la viceministra Castelli, lei non si considera affatto responsabile, «mica scrivo io le norme» ha fatto sapere tirando invece in ballo le responsabilità di chi ha seguito i lavori dal fronte leghista. Alle accuse e ai sospetti della Lega, da ambienti 5 stelle rispondono punto per punto. «La Lega sapeva», riferiscono fonti qualificate dell’esecutivo, e accusano che la norma sui capitali esteri - che adesso, per come è scritta, di fatto non prevede sanzioni - nella prima bozza non c’era e adesso sì. Chi ha seguito il lavoro preparatorio - durato ore e ore di vertici precedenti al consiglio dei ministri di lunedì - sostiene che l’accordo non era su questo. Se il dl fiscale non cambierà, quindi, M5s non ci metterà la faccia e non lo voterà. «Non siamo nati ieri. Non si fanno rientrare capitali che non si sono mai dichiarati. Stop. Non c’è niente da discutere» sostengono i 5 stelle che aggiungono: «Nemmeno Conte, che ha partecipato alle riunioni, ha alcuna intenzione di farsi prendere in giro».Anche se Conte, ancora una volta nel suo ruolo di mediatore, cercherà di trovare una soluzione rivedendo il testo ed evitando che il conflitto tra le parti si inasprisca ulteriormente. Già domani sera quando rientrerà a Roma si metterà al lavoro per esaminare il decreto articolo per articolo e poi sabato mattina un nuovo Cdm si riunirà per cercare di chiudere questo capitolo in modo definitivo. Di certo, come si legge dalle dichiarazioni ufficiali e come viene riferito lontano dai taccuini, i pentastellati non vogliono arrendersi e anzi si aspettano che la Lega dica di togliere queste norme. «Se non ti va più bene non sono io che non ho letto la norma - osserva qualcuno da M5s - ma sei tu che hai dimenticato cosa abbiamo detto al tavolo...». Tra i 5 stelle però c’è chi sostiene che la Lega ha un problema interno «perchè di noi si sa tutto, su Fico, Di Maio eccetera, mentre sulla Lega non si dice nulla delle loro spaccature interne. Poi Salvini se ne va in Russia e questi fanno casini...» dice fuori dai denti un esponente M5s. Quando ieri Di Maio ha letto parti del dl fiscale riportate dalle agenzie, è scoppiato il caso, con il vicepremier che è voluto andare in tv a denunciare le presunte e misteriose «manipolazioni» che sarebbero state apportate nel testo trasmesso al Quirinale. È dovuto quindi intervenire il Colle per precisare che nessun testo era giunto fino a quel momento. La mossa di Di Maio tra l’altro non è piaciuta a tutti dentro M5s. Tra i parlamentari c’è chi si chiede perplesso: «Ma chi lo consiglia Luigi? Mi è sembrato di rivivere il momento in cui ha ipotizzato l’impeachment per Mattarella...». E un altro deputato aggiunge: «A livello istituzionale non facciamo una bella figura. Per fortuna che il popolo non capisce...». I malumori su condoni e simili attraversa l’anima degli ortodossi 5 stelle anche se, così viene raccontato, nessuno nel corso dell’assemblea congiunta di martedì sera ha sollevato la questione: «Di Maio si è limitato a raccontarci così come racconta nei programmi quando va da Barbara D’Urso - osserva caustico un pentastellato - e noi che cosa possiamo chiedere che non abbiamo testi in mano? Ci fidiamo di lui. Speriamo che da ora in poi si faccia consigliare meglio...».Dopo la denuncia in tv di Di Maio (a cui non è seguita quella in procura, annunciata ieri sera) a ruota, il presidente del Consiglio Conte, a sostanziale ’coperturà del vicepremier 5 stelle, ha rivendicato di aver bloccato il decreto per approfondimenti e di volerlo rivedere personalmente. Ieri sera poco prima della mezzanotte, al termine della prima giornata a Bruxelles per il consiglio europeo, il premier Conte intercettato al rientro in albergo ha tenuto a garantire ai cronisti che avrebbe risolto di persona il caso. Sotto pressione per il faro dell’Ue e delle istituzioni economiche sulla manovra, Conte ha tentato di assumere su di sè l’incarico di risolvere il pasticcio sul dl fisco, come viene definito nel suo entourage. Stanco per la giornata di lavori, durante il quale è stato impegnato anche in un bilaterale con la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente del Consiglio ha scherzato coi cronisti sulla «pesantezza» del nuovo ruolo che ricopre. «Vi voglio far vedere la borsa come pesa», ha detto, allungando la cartella coi dossier ai giornalisti, «ci abbiamo messo dei mattoni per far vedere come lavoriamo».