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Savona: "Se lo spread ci sfugge cambieremo la manovra"

Il ministro per gli Affari Ue Paolo Savona

Il ministro Tria sulla stessa linea del collega

Silvia Sfregola
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«Se» ci sfugge lo spread «dovremo cambiare la manovra». Un'ipotesi che esiste ma che, allo stesso tempo, Paolo Savona è convinto non si realizzerà. Nel salotto di 'Porta a Portà il ministro per gli Affari Europei affronta il tema Def con il suo usuale realismo ma anche con ottimismo. La convinzione dell'economista è infatti quella che lo spread non arriverà mai a toccare quota 400 perché rispetto alla politica «vincerà il mercato» che «non vuole la crisi» in quanto «non ne avrebbe interesse». Un mercato che si è dimostrato «più cauto della politica ed anche dei titoli dei giornali». «Con tutte le critiche che si sono riversate - argomenta Savona - il mercato avrebbe potuto reagire e gli speculatori ne avrebbero approfittato». Ma tutto ciò non è successo. Per tenere comunque il famigerato spread sotto controllo il ministro, a suo modo, chiede una mano alla Bce ed a Mario Draghi. «Tra i compiti della Banca centrale europea - ricorda - c'è anche quello della stabilità finanaziaria» pertanto «Draghi dovrebbe abbattere lo spread intervenendo in acquisto». Per Savona infatti se lo spread sale è anche causa del fatto che «qualcuno non svolge il suo compito», un qualcuno che ha il suo quartier generale a Francoforte. Il ministro difende poi a spada tratta la manovra che il governo Conte ha in programma di attuare. «Ho definito questo documento cauto, moderato e corretto», argomenta. «Corretto perché serve un impulso di spesa, moderato perché avremmo bisogno di ben altro del 2.4% e cauto perché verrà fatta una verifica ogni trimestre per vedere l'andamento». E se Fmi e Bankitalia «pongono la stabilità finanziaria come presupposto dello sviluppo», l'assunto dal quale parte l'ottimista è opposto ovvero che «senza sviluppo non ci possa essere stabilità finanziaria». «Sono due visioni diverse». Idee agli antipodi che inevitabilmente si scontreranno alle prossime elezioni europee. Ma guai a parlare di sovranismo che Savona bolla come una mera «definizione di comodo per evitare di dare risposte alla gente che è insoddisfatta».

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