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Pd in piazza del Popolo. Martina: "Ora una nuova sinistra"

Manifestazione Pd a piazza del Popolo

I manifestanti urlano: "Unità, unità"

Dario Martini
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Prima hanno dal palco hanno urlato: "Siamo 50mila!". Poi, quando il segretario del Pd, Maurizio Martina, ha appena finito di parlare, rilanciano: "Siamo 70mila". Numeri a parte, la manifestazione del Partito democratico a piazza del Popolo, a Roma, non si è rivelata un flop come in molti temevano. La piazza non è stracolma, ma nemmeno vuota. La gente del Pd ha risposto all'appello, nonostante le divisioni, le correnti, le lotte intestine e i sondaggi che danno il partito ai suoi minimi storici. Il segretario Martina cerca di arringare i manifestanti con le stesse parole d'ordine di sempre: "Noi non vogliamo un Paese governato dall'odio", "quelli che sono al governo sono ladri del futuro". Un comizio tutto rivolto contro gli avversari politici, definiti "nazionalisti di destra, antidemocratici, autoritari e oscurantisti", rappresentati dai ministri Di Maio e Salvini, "piromani" che vogliono colpire "i diritti acquisiti" in un ritorno pericoloso "al Medioevo". Lo slogan, ribadito da Martina, è lo stesso che campeggia dietro al palco: "No alla rabbia e alla paura", "sì alla speranza e alla fiducia". Poi l'annuncio finale: "Ora serve un nuovo Pd per fare una nuova sinistra". Ma il popolo della sinistra sa bene che il Partito democratico non può continuare ad andare avanti in questo modo. Ed è per questo che da più parti, nella piazza, incitati dal comico fiorentino Paolo Hendel, che chiede di andare oltre alle divisioni, si leva il grido "unità, unità, unità". In piazza del Popolo sono arrivati anche altri big del partito. Matteo Renzi, che sotto al palco abbraccia Paolo Gentiloni, promette che "le forme di resistenza civile andranno avanti con le iniziative del Pd. Oggi c'è il segretario Maurizio Martina per fare opposizione in piazza a questo Governo. Poi prosegue l'azione in Parlamento: si è detto che non c'è stata opposizione, ma abbiamo fatto ostruzionismo, bloccando i lavori". Per Renzi non è vero che ci sono contrasti all'interno del partito, ma le sue parole sono cariche anche di risentimento: "Il Pd le cose sono molto semplici, le cose sono molto tranquille. Ci sarà un congresso: chi vince deve avere il sostegno anche di chi ha perso, non sempre è andata così in passato, facciamo che accada per il futuro". Mentre Andrea Orlando, della minoranza interna, vede "un segnale di unità senza reticenze. Martina, correttamente, ha posto tutti i temi che sono sul tappeto, dei quali bisogna discutere e dai quali non si può prescindere perché sono i presupposti fondamentali per fare l'opposizione: quale Europa, quale stato sociale, quale lotta alle diseguaglianze. Questi sono i temi dai quali dobbiamo ripartire".

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